Rimini. Trovata senza vita nel Marecchia. La sorella: «Maria non si è uccisa, devono riaprire le indagini»

«Mia sorella Maria non si è uccisa. Non crediamo alla tesi ufficiale. Noi famigliari chiediamo che vengano riaperte le indagini». Lo afferma Lucia Pace, sorella di Maria, la 42enne cameriera originaria di Potenza trovata senza vita la mattina di domenica 19 febbraio alla foce del Marecchia.
Perché ha questa convinzione?
«Per vari motivi».
Quali?
«Il primo è che se Maria avesse voluto farla finita non si sarebbe buttata in pochi centimetri d’acqua, tanta ce n’era dove l’hanno ritrovata, ma avrebbe magari scelto di gettarsi dal ponte lì vicino».
Continui.
«Maria aveva il terrore dell’acqua, fin da piccola».
Ma l’hanno trovata nel fiume, senza pantaloni con i soli slip.
«Per questo non abbiamo una spiegazione, ma…»
Dica.
«Mia sorella era legatissima a nostra madre, non se ne sarebbe andata senza lasciare almeno una lettera».
Ci sono altri elementi che vi fanno escludere il suicidio?
«Quando sono andata al residence Amarcord dove abitava, per recuperare i suoi effetti personali, ho trovato nel suo armadio due pacchettini, regali per la mamma, delle scarpe ortopediche, e per mio figlio che lei adorava, un bracciale con un gufetto».
Ci sono altri indizi?
«Ad esempio il fatto che, siccome stava per tornare da nostra madre per qualche tempo visto che qui era rimasta senza lavoro fisso, aveva lavato e sistemato alla perfezione tutta la biancheria. Al sabato aveva addirittura sturato uno scarico con un prodotto comprato al supermercato».
Voi famigliari pensate a un delitto?
«Questo no, assolutamente».
Quindi?
«Pensiamo a una morte accidentale. Ripeto, sia io che mio fratello Paolo che nostra mamma non crediamo al suicidio. E chiediamo che venga ristabilità la verità su mia sorella».
Maria non stava bene?
«Da qualche mese era in uno stato confusionale, anche se purtroppo noi non avevamo avuto la percezione di quanto fosse seria la situazione».
Che tipo di problemi aveva?
«Era ossessionata, convinta che qualcuno la spiasse».
Quando l’ha vista l’ultima volta?
«Lo scorso dicembre, quando io – che lavoro a Cortina come impiegata – la sono venuta a trovare, proprio all’Amarcord. Siamo state insieme. Niente faceva pensare a una situazione compromessa».
Maria lavorava a Rimini da molto tempo?
«Da una quindicina d’anni. Amava Rimini e la Riviera, si trovava molto bene, ed era pronta a ritornare appena avesse trovato un lavoro, magari a Pasqua in qualche albergo». Il Resto del Carlino