Rimini, truffe con profili social non reali: tabaccai nel mirino, 30enne sotto sorveglianza speciale

Non solo bugie sul web, ma un vero e proprio sistema organizzato per trasformare l’inganno in denaro. Al centro delle indagini un 30enne originario di Fermo, a cui oggi è stata applicata la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. L’uomo è accusato di una lunga scia di truffe messe a segno in tutta Italia, comprese diverse nella provincia di Rimini.

L’inganno partiva dai social

Secondo quanto emerso, lo schema ideato era tanto semplice quanto efficace: l’uomo costruiva numerosi falsi profili social rubando dati e fotografie a ignari utenti. Una volta creato l’account fasullo, contattava le vittime – spesso titolari di tabaccherie – fingendosi conoscenti o parenti di persone realmente in difficoltà.

Con scuse credibili e messaggi mirati, chiedeva ricariche telefoniche, ma anche Money, Paysafe, Amazon e ricariche On Shop, convinto che la vittima, credendo di aiutare qualcuno di cui si fidava, sarebbe caduta nella trappola.

Vittime da Nord a Sud, anche nel riminese

A caderci sono stati in tanti, non solo in Romagna ma su scala nazionale. Le denunce raccolte fotografano un raggio d’azione vastissimo: dalla provincia di Rimini a Latina, Verona, Pistoia, Alessandria, passando per Bari, Napoli, Bologna, Torino, Milano, Palermo, fino a Trieste e Catania. La lista è lunghissima e ha portato già a ben 27 condanne da tribunali italiani.

Le vittime più vulnerabili

In alcuni casi, spiegano gli inquirenti, l’indagato sceglieva consapevolmente “identità” particolarmente sensibili – ad esempio di persone note per problemi di salute o situazioni delicate – proprio per aumentare le possibilità di successo dei raggiri. Una scelta che moltiplicava la fiducia ingannata delle vittime e rendeva l’imbroglio ancora più odioso.

La misura di sorveglianza

Ora il 30enne, ritenuto gravemente socialmente pericoloso per la reiterazione dei reati, è stato sottoposto a sorveglianza speciale, con l’obiettivo di limitarne i movimenti e ridurre i rischi di nuovi colpi.

Una rete di inganni che colpisce anche il territorio riminese

Il caso dimostra come i raggiri online non conoscano confini e come anche la provincia di Rimini sia stata colpita da un disegno scoperto solo dopo anni di denunce incrociate. L’allarme resta alto: i social, da strumento di contatto, possono trasformarsi in una trappola in grado di far vacillare persino chi, per mestiere, lavora maneggiando denaro ogni giorno.