Dal prossimo 1° ottobre, oltre 47mila veicoli diesel Euro 5 rischiano di doversi fermare nei giorni feriali nella sola provincia di Rimini. È questo uno degli effetti più pesanti delle nuove restrizioni previste dal decreto legge 121 del 2023, che vieta la circolazione di questi veicoli nei centri con più di 30mila abitanti all’interno del bacino padano, dalle 8.30 alle 18.30.
La misura, pensata per rispondere alle procedure d’infrazione europee in materia di qualità dell’aria, sta generando forti tensioni politiche. In Emilia-Romagna, infatti, la Giunta ha scelto di non seguire l’esempio delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, che hanno formalmente chiesto un rinvio dell’entrata in vigore del blocco. Una scelta che ha scatenato critiche nell’Assemblea legislativa, dove il consigliere Marco Mastacchi (Rete Civica) ha contestato la mancata coordinazione con le altre Regioni del Nord, sostenendo che la decisione rischia di danneggiare chi non ha alternative economiche immediate.
L’assessora regionale all’Ambiente e ai Trasporti, Irene Priolo, ha difeso la linea della Regione, evidenziando come la responsabilità principale risieda a livello governativo. Secondo Priolo, la soluzione non può limitarsi a un rinvio: servono, piuttosto, interventi strutturali per accompagnare cittadini e imprese verso una mobilità realmente sostenibile. La Regione, ha sostenuto, si è semplicemente attenuta a una norma statale e sono le forze politiche contrarie al provvedimento a dover chiedere modifiche a chi lo ha approvato.
Intanto, dal Governo arrivano segnali opposti. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato la volontà di intervenire con un emendamento volto ad abolire il divieto, definito un colpo durissimo per l’economia e le famiglie italiane. A suo giudizio, l’obbligo rischia di penalizzare milioni di automobilisti e imprese in un momento in cui il mercato non sarebbe ancora maturo per il passaggio all’elettrico.
Nel complesso, in tutta la Romagna le auto interessate dal blocco superano quota 169mila: 61.725 in provincia di Ravenna, 59.769 in quella di Forlì-Cesena e le 47.604 di Rimini. Dati che fanno emergere la portata reale del provvedimento e la complessità del confronto politico in corso tra amministrazioni locali e Governo centrale.
Il calendario è fissato, ma il dibattito è tutt’altro che chiuso. La battaglia sull’Euro 5 potrebbe ora spostarsi in Parlamento, dove si deciderà se l’autunno porterà davvero con sé il blocco o se si apriranno spiragli per una marcia indietro.