Ammazzato perchè voleva salvare la nipote da un matrimonio disgraziato. Ha risposto al suo grido d’aiuto ed è andato a prenderla a Milano. Ma anche se Petrit Nikolli, 42 anni, era albanese non aveva previsto che sarebbe morto in nome del Kanun. Il sanguinario codice d’onore del suo Paese che impone la vendetta. Consumata l’altra notte sul lungomare di Rimini dal marito della ragazza, arrivato in riviera insieme al fratello e al padre per lavare l’onta di una moglie che l’aveva abbandonato perchè la trattava con una schiava, e di un parente acquisito, Petrit, che aveva osato mettersi in mezzo.
I poliziotti della Squadra Mobile di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Paola Bonetti, hanno risolto il caso in poche ore. E del resto era stata proprio la moglie di Petrit, incinta del quarto figlio, che stesa accanto al cadavere del marito aveva gridato «Sappiamo già chi è stato, non lo capite?». Capire è difficile quando una vita umana viene cancellata con la ‘gomma’ di una pistola, solo perchè un uomo voleva bene a una nipote e voleva aiutarla a liberarsi da un marito violento. L’identità dei tre assassini è stata svelata quasi subito dopo il delitto, e una volta saputo chi erano e dove vivevano, hanno allertato la polizia di Gorgonzola, un posto in provincia di Milano dove i tre lavorano come metalmeccanici. Quando sono andati a prenderli, non hanno fatto una piega. «Sapevamo che sareste venuti» hanno mormorato prima di infilare i polsi nelle manette. Una calma sinistra che ha preceduto la confessione di chi è sicuro di essere dalla parte del giusto.
Una persona uccisa, una famiglia devastata e un’altra quasi interamente in carcere, perchè quella era la cosa giusta da fare. Incomprensibile per chi non è nato in Albania, e forse anche per lo stesso Petrit per il quale l’unica cosa che contava era la sua bellissima famiglia. Non l’ha immaginato nemmeno quando quelli di Milano gli hanno telefonato per annunciargli che «qui finisce male».
Nikolli,stimato idraulico e cittadino italiano, era ormai lontano anni luce dal Kanum. Il codice di sangue albanese che fissa le regole nei casi in cui un uomo perda l’onore e debba vendicarsi. Solo il sangue, recita, può lavare il sangue. Ma le antiche regole del Kanun sembrano essere sopravvissute in modo degenerato, traducendosi nei tempi moderni in una giustizia privata. Come è accaduto l’altra notte a Rivabella. A invocare il codice possono essere le situazione più disparate e dal momento in cui viene versata la prima goccia di sangue, si apre una scia di violenza che in alcune famiglie ha mietuto decine di vittime. Un perenne medioevo a cui nemmeno chi vuole, come Petrit, può sottrarsi. Il Resto del Carlino