Rimini. Volevano ospitare i profughi. Ma la prefettura blocca gli hotel.

schermata-2016-11-21-alle-07-16-41Hotel in odore di criminalità organizzata, che sia mafia o camorra, o dove il gestore è una prostituta che fa da prestanome a un criminale albanese. C’erano anche questi nella lista di quelli che avevano chiesto di potere ospitare i profughi, a 35 euro al giorno ciascuno. E ce l’avevano quasi fatta, se non fossero scattati i controlli della questura che sta ora approfondendo la posizione di otto alberghi che comunque sono già stati cassati dall’elenco.
A far partire i controlli a tappeto è un hotel dove i profughi sono già stati piazzati. La Polizia però si accorge che il titolare del residence in questione è un personaggio legato a una ‘famiglia’ di Napoli. La questura allerta la prefettura e gli immigrati vengono subito trasferiti altrove. Ma va da sè che l’allarme raggiunge in un attimo il livello di guardia, e la prefettura dispone le verifiche anche su tutte le altre strutture che si sono fatte avanti per dare ospitalità a quei poveretti scappati dall’orrore. La lista viene passata a un primo screening che rivela un panorama tutt’altro che edificante. Gli accertamenti sono ancora in corso, ma in quell’elenco, otto tra hotel e residence risulterebbero tutt’altro che idonei. Cinque di questi sarebbero in odore di mafia e camorra o vicini alla criminalità comune. Come quello di proprietà di due albanesi e un italiano, pregiudicati per traffico di stupefacenti o furti in casa, o l’altro dove il legale rappresentante avrebbe legami con la Sacra Corona Unita. Negli altri risulterebbe invece una ‘anomala discrepanza’ tra i redditi percepiti e i capitali investiti, e una ‘espansione’ dall’aria sospetta. I primi verranno messi sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, mentre la posizione degli altri verrà girata alla Guardia di finanza per i relativi accertamenti fiscali. Ma ovviamente non finisce qui, per evitare che la miseria dei profughi si trasformi in un bussines per la criminalità, che sia quella indigena o no, tutte le strutture che presenteranno la richiesta per ospitarli verranno ora passate al setaccio.
Il Vice sindaco, Gloria Lisi, ringrazia questura e prefettura per essere arrivati in tempo. «Sono molto contenta che sia partito questo genere di accertamenti – dice la Lisi – se c’è un’imprenditoria malsana che sta cercando di approfitarsi della situazione e speculare sulla pelle dei profughi, deve venire fuori al più presto. Fermo restando che come abbiamo già detto più di una volta, la soluzione di mandarli negli hotel è l’estrema ratio. Se infatti tutti i comuni facessero la loro parte, la prefettura non avrebbe bisogno di andare a bussare negli hotel. L’albergatore deve fare quello e non l’accoglienza».