DODICI scudetti, un unico presidente: Cesare Zangheri. Ottantatrè anni, industriale del legname con una passione infinita la mazza e il guantone, ‘Rino’ era già alla guida del Rimini Baseball nel remoto ‘75, quando i suoi Pirati conquistarono il primo titolo. E adesso, dopo 9 stagioni di patimenti, questo mecenate dello sport riminese può nuovamente gioire.
Dormito bene, presidente?
«Mah, ho faticato ad addormentarmi e mi sono svegliato senza voce. Quando sono andato a casa ero tutto bagnato: la maglia, la camicia, i pantaloni, perfino le mutande».
Per uno scudetto si può sopportare anche qualche gavettone, vero? «Certamente. Questa è stata un’autentica impresa, abbiamo battuto quattro volte su quattro il Bologna, squadra che veniva data per favorita. Nessuno pensava che potesse prendere una batosta del genere, in tutta la serie ha segnato appena quattro punti, pazzesco…».
I suoi ragazzi hanno giocato con grande determinazione, nel corso della stagione non era stato sempre così.
«Lo spirito, l’entusiasmo che la squadra ha riversato in questa serie finale sono stati eccezionali. Sin dalla prima partita a Bologna ho visto una formazione aggressiva, vogliosa di far bene».
Avevate anche avuto qualche infortunio: Macaluso out, Spinelli e Zileri malconci.
«Però i lanciatori, a differenza dello scorso anno, stavano bene e hanno finito per fare la differenza. Ottimi i partenti, molto bene Romero, che si è calato nel ruolo di ‘closer’ come si deve. E che dire di Nacar? E’ arrivato in corsa e non al meglio della condizione. Nei giorni scorsi ha lavorato duro e si è fatto trovare pronto».
Dopo le due sconfitte con Padova il tempo volgeva al brutto, anche il raggiungimento della finale era in forte dubbio.
«Già e mi ero pure arrabbiato parecchio. Poi abbiamo battuto tre volte San Marino, lì è cresciuta la consapevolezza nei nostri mezzi». Al di là dei big, ci sono stati dei giovani riminesi che hanno dato una grossa mano: Spinelli, Babini, Di Fabio…
«Vero, la parte bassa del line-up ha fatto la differenza. Babini è andato benissimo in difesa e ha battuto. Fantastico».
Dove colloca questo scudetto rispetto agli altri 11 conquistati? «Non mi ricordo più degli altri, sono sincero. E allora mi tengo ben stretto questo, me lo godo. L’ultimo è quello che conta».
L’altra sera, allo stadio, era attorniato da un nugolo di nipoti.
«Ne ho addirittura 7, alla partita ne mancava solo una, che è a Milano per motivi di studio. La sua, insomma, era un’assenza giustificata».
Ha un grazie particolare da rivolgere a qualcuno?
«A tutti, indistintamente, dai giocatori allo staff tecnico. E’ stata una squadra vera, la voglia di vincere emersa in queste ultime quattro gare non l’avevo mai vista. Veramente bravi».
Fonte: RESTO DEL CARLINO