In un Paese avvilito e impaurito dalla crisi che fa emergere una rilevante disoccupazione, un generale depauperamento e un forte ridimensionamento della ?nanza pubblica e privata, i cittadini non riescono a capire qual’è la strada da prendere per uscirne e se una strada esiste al di fuori delle dichiarazioni ottimistiche del governo che nasconde i dati sensibili di sistema; si chiedono anche come è stato possibile cadere tanto in basso e quali sono le cause. Naturalmente la strada esiste a patto che parta da una ri?essione cruda e realistica sulla politica degli ultimi venti anni, che impone la discontinuità e la direzione del rinnovamento e del cambiamento.
Dalla politica degli ultimi venti anni è scaturita la democrazia dell’illusione. Ne è stata protagonista una autocrazia fondata su un grande consenso popolare ottenuto da una ristrettissima “cerchia” di persone che si reggevano su se stesse e, pur non avendo né meriti, né competenze, né senso dello stato, occupavano posti troppo importanti, si dividevano per lotte personali, invidie, risentimenti e interessi. Ognuno della “cerchia” offriva protezione e favori barattandoli con la fedeltà. Disponeva liberamente delle risorse dello Stato distribuendole alla clientela sotto forma di denaro facile, di impieghi, di carriere, di promozioni, di licenze societarie, di terreni edi?cabili, di immunità penale, di evasione ?scale, di copertura ai traf?ci e alle truffe, di privilegi di ogni tipo. I bene?ciati, a loro volta ripagavano l’autocrate con decine di voti di parentela o di corporazione. La forza della “cerchia” stava nell’intreccio politico di convenienza del momento, nella disuguaglianza sempre più accentuata a favore degli arricchiti e nell’illegalità diffusa nel senso che le stesse leggi non valevano per tutti e le leggi internazionali erano carta straccia.
La “cerchia” si proteggeva indubbiamente con la copertura politica e con la segretezza dei giri attivati per far soldi e aumentare il potere. Sono state create le catene invisibili tra politici, funzionari pubblici, professionisti, polizia, magistratura, imprenditori, ?nanza.
È stata bruciata l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Sono stati valorizzati affaristi, faccendieri indigeni e forestieri, furbastri, carrieristi, vagabondi, incapaci. La democrazia è stata concepita come tecnica del potere e non come concezione del vivere comunitario.
È stato spento lo spirito pubblico anche tra la popolazione che si è disinteressata alla democrazia mentre le rappresentanze popolari non sono state capaci di difenderla come si doveva. In questo quadro nessuna istituzione democratica, da sola, poteva difendere la democrazia lottando contro le oligarchie trasversali, contro la “cerchia”. Alla ?ne, senza le istituzioni della legalità e della trasparenza; la sovranità della legge; le magistrature attive; l’informazione corretta, neanche il diritto di voto, che è alla base della democrazia, esprime un senso democratico, in quanto è distorta la misura del consenso e del dissenso, come anche le preferenze che sono determinate dal voto di scambio.
Del resto, senza una comunità democratica non è possibile una politica democratica. Ecco dunque la necessità e l’urgenza di promuovere la democrazia e lo spirito pubblico insieme alla diffusione della cultura. Certamente la democrazia richiede sacri?ci e anche rinunce agli interessi personali per mettere in primo piano il bene comune; ma può vivere solo se è basata sui cittadini. In un momento particolarmente dif?cile per il Paese non basteranno politiche economiche e ?nanziarie, manovre ?scali e di bilancio, trasparenza e legalità, per uscire dall’emergenza che il governo nega.
Occorrerà un impegno generale per applicare le regole della democrazia espandendole nella coscienza dei cittadini, convincendoli a non fare solo i consumatori e i .prenditori. Si dovrà rivalutare l’amore per la verità, il senso della giustizia e della responsabilità, il dovere della solidarietà nell’ambito di una nuova etica pubblica. Sarà fondamentale fare la diga contro il ritorno della “cerchia” e fare in modo che gli ultimi colpi di coda vadano a vuoto e possa aprirsi la strada del cambiamento e del rinnovamento in un contesto democratico e partecipativo che porti alla nuova San Marino riconquistando l’onore e la dignità.
L’INFEDELE