“Titanopoli”, come l’informazione dell’epoca amava chiamare l’inchiesta guidata dal giudice Alberto Buriani -oggi rinviato a giudizio con l’accusa di gravi reati -, fu un vero e proprio colpo di stato, sia politico che economico e finanziario? Sempre più eventi, oggi, rafforzano la convinzione di chi ritiene sia così.
Del resto, ogni giorno che passa, una nuova “picconata” si abbatte sulla credibilità degli eroi di quegli anni che videro ex ministri finire in manette, innumerevoli politici dei partiti che negli anni si sono alternati al governo affidati prima alla gogna mediatica di una informazione “sensibile” alle ipotesi accusatorie, anche se campate in aria (ricordo l’assurda associazione fatta dai media fra un indagato eccellente e la Triade, la mafia cinese), e poi alla sbarra di un tribunale spesso “sordo” alle osservazioni e alle istanze delle loro difese; che videro altresì fare piazza pulita di banche traballanti o scomode e far fuggire, al suono del tintinnio di manette, grandi gruppi internazionali intenti a investire nel sistema finanziario o bancario sammarinese; che videro i “signori nessuno” di prima trasformati in ministri e le ombre dei leader veri della politica diventare, o essere riconosciuti, come gli ideologi, il centro del nuovo assetto di potere politico…
Ricordo una lettera aperta che Stefano Ercolani, nel febbraio 2018, a ridosso della messa in liquidazione di Asset Banca, scrisse: “Egregio Dottor Mario Venturini, ti considero e ti ho sempre considerato l’ideologo di questo governo. Ed il cuore di questo governo è Alleanza Popolare, partito di cui hai fatto sempre parte, presente al governo negli ultimi 11 anni con ruoli fondamentali…”. Nel 2018 Ap, ormai si chiamava Repubblica Futura. E Mario Venturini ne è tuttora il presidente, il vertice politico per intenderci.
“E cosa succede a San Marino e al tuo Governo? -scriveva lo stesso Ercolani-. Debiti in forte aumento e crescita economica in calo. Cosa avete ben pensato di fare in un momento così delicato per uscire dalla crisi? Chiudere una Banca e cederla ad una Banca in cui dichiarate una perdita di 534milioni. Neanche il peggior ideologo di qualunque altro Governo del mondo avrebbe fatto peggio”.
“L’ordine -concludeva la lettera aperta pubblicata su Repubblica.sm- arriva da poteri economici forti, estranei a San Marino, e nasce un accordo che a te evidentemente piace. Alla faccia delle strette di mano e della stima che mi hai sempre riconosciuto in quelle volte in cui ci vedevamo alla Porta del Paese, sempre accompagnato dal tuo husky. Ma lui non può parlare…”.
Una accusa, quest’ultima, da intendere esclusivamente come accusa politica, indirettamente ascritta a Venturini solo per il ruolo politico centrale che “l’accusatore” riconosce allo stesso presidente di Rf in quegli anni.
Ma le parole di Ercolani, oggi che la sentenza che certifica l’illegittimità del commissariamento di Asset Banca è definitiva, assumono un peso diverso. E alimentano ancor di più le teorie “complottiste” del golpe politico-finanziario-giudiziario se lette nel contesto inquietante attuale. Un contesto inimmaginabile fino a ieri, almeno così come disegnato dagli inquietanti dubbi alimentati dalle conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta, che palesa una cosiddetta “cricca” di potenti intenta ad influenzare -con successo- scelte politiche, economiche e nomine chiave; dalla disperata difesa politica del giudice Alberto Buriani, oggi rinviato a giudizio con l’ex ministro Celli (SSD) e indicato, dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta, come “braccio” giudiziario della stessa “cricca”, fatta con veemenza dai partiti trainanti le maggioranze alla guida del Paese negli ultimi anni; dal dubbio di ordini di arresto suscitati dai vertici di Banca Cis anziché dalla magistratura inquirente; dalla sentenza definitiva sul commissariamento e liquidazione di Asset Banca; dalla sentenza del Collegio Garante della Costituzionalità che, riportando le norme giuridiche alla giusta interpretazione, rischia di distruggere l’intera base accusatoria su cui è stato istruito il Processo Mazzini e incarcerati tre ex segretari di stato, nonché distrutta una intera classe politica, fino ad allora più o meno direttamente ancora dominante.
Ci sono tanti puntini, quindi, oggi da unire uno con l’altro. E chi vuole svelare, unendoli, un disegno sovversivo, golpista, magari saltando qua e là fra questi, sembra riuscire a farlo. Del resto, seppure si resti nelle teorie, poco più che campate in aria ma basate solo su sospetti alimentati da fonti e atti autorevoli ma non accertati, le cose potrebbero essere andate così: con l’aiuto di parte della magistratura si sarebbe creato un vuoto politico di potere che poi sarebbe stato colmato con forze funzionali alla “cricca” occulta; una volta acquisito il controllo della politica, che si sarebbe affiancato a quello precedentemente conquistato di parte del tribunale, si sarebbero occupati i posti chiave nelle istituzioni e negli organismi di controllo riuscendo a controllare, alla fine, tutto il Paese e le sue scelte. Un disegno che, se prossimamente trovasse conferma in elementi certi e definitivi, rappresenterebbe a tutti gli effetti un golpe. Comunque oggi fortunatamente superato…
Ma un disegno che, per ora, anche se tracciato, sarebbe disegnato a matita. Del resto, i tanti dubbi sollevati che giustificano la teoria complottista sono solo dubbi. Inquietanti… Ma sempre e solo semplici dubbi.
Enrico Lazzari