Rischio escalation fra Thailandia e Cambogia: oltre 10mila evacuati al confine e sale a 14 il bilancio delle vittime

La tensione al confine orientale della Thailandia continua a salire. Con gli scontri tra forze thailandesi e cambogiane al secondo giorno consecutivo, il bilancio si aggrava: sono 14 le persone uccise e oltre 10mila gli evacuati nelle aree di frontiera. Lo ha comunicato oggi, venerdì 25 luglio, il governo thailandese, che definisce questi eventi i più violenti registrati negli ultimi dieci anni tra i due Paesi.

Il Ministero dell’Interno di Bangkok ha reso noto che 138.013 persone risultano ufficialmente evacuate, di cui 100.672 trasferite in rifugi allestiti d’urgenza in quattro province di confine. A queste si aggiungono 428 ricoverati negli ospedali, a causa delle ferite riportate durante i bombardamenti e i combattimenti.

Sul versante politico, il primo ministro ad interim Phumtham Wechayachai ha lanciato un allarme senza precedenti: secondo il leader thailandese, se la violenza dovesse ulteriormente crescere, la crisi “potrebbe sfociare in una guerra”. In un intervento rivolto alla stampa a Bangkok, ha spiegato che al momento gli scontri restano confinati lungo la linea di frontiera, ma non esclude un’escalation più ampia.

Dalla Cambogia, intanto, giungono le prime conferme sui danni inflitti dagli attacchi thailandesi. Meth Meas Pheakdey, portavoce della provincia cambogiana di Oddar Meanchey, ha riferito che un civile di 70 anni è morto e cinque persone sono rimaste ferite durante i bombardamenti delle forze armate di Bangkok.

La situazione sul terreno resta estremamente instabile, con attacchi incrociati che coinvolgono aree abitate e posizioni militari lungo il confine. In attesa di un’eventuale mediazione internazionale, cresce la preoccupazione per una crisi umanitaria in rapido peggioramento.