“Rischio voto a giugno…”. Ecco cosa può succedere ora

Può succedere davvero di tutto: anche l’ipotesi del voto anticipato non è affatto da escludere. Anzi, all’interno del Partito democratico la giudicano una ipotesi sempre più concreta. Effettivamente con il passare del tempo lo stallo della crisi si fa preoccupante: Giuseppe Conte non ha ancora deciso quale posizione prendere, mentre Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Liberi e uguali si sono schierati apertamente al suo fianco. Gli scenari sono molteplici: tra questi anche la possibilità che il premier sia salvato dai responsabili in Parlamento. Ed è proprio qui che arriva la clamorosa novità.

Il ragionamento fatto nel Pd è chiaro: i cosiddetti responsabili non ci sono, l’esecutivo dopo lo strappo con Matteo Renzi non esiste più e quindi è reale il rischio di elezioni a giugno. È questa l’analisi fatta da fonti qualificate dem, che spiegano come non si possa andare dietro a rumors su sostegni alla maggioranza che al momento non si palesano. Ricucire con Italia Viva? Se 24 ore fa era il tentativo disperato per scongiurare la crisi, adesso è vista come una pista quasi impossibile perché i grillini a più riprese hanno chiarito di non voler trattare più con i renziani. “Il Pd pensa che sia opportuno la parlamentarizzazione della crisi, i tempi li decide il governo“, ha sostenuto Andrea Marcucci al termine della capogruppo, annunciando che alle 17 si terrà una nuova capogruppo a Palazzo Madama.

L’ultimo a parlare è stato Luigi Di Maio, che con un lungo post sul proprio profilo Facebook ha messo le mani avanti: “L’Italia rischia così di essere macchiata in modo indelebile da un gesto che considero irresponsabile e che, come avevo anticipato, divide definitivamente le nostre strade“. Lo aveva preceduto Alessandro Di Battista, che aveva anticipato la linea che molto probabilmente il gruppo pentastellato seguirà in maniera compatta: “Renzi ha squittito per far fuori Conte e basta? Benissimo, Conte resta al suo posto. Renzi ha lasciato il governo? Benissimo, non ci entrerà mai più. Senza se e senza ma“. Nel frattempo la grillina Barbara Lezzi ha annunciato che farà mancare la fiducia qualora l’ex sindaco di Firenze dovesse rientrare nel perimetro giallorosso.

I paletti di Renzi

I margini per fare ognuno i passi indietro, seppur davvero minimi, ci sono. Anche se va ricordato che da Palazzo Chigi avevano comunicato l’indisponibilità di Conte a formare un nuovo governo con Renzi se avesse ritirato i ministri. Alla fine la Bellanova e la Bonetti hanno detto addio, così il presidente del Consiglio ha sbottato nel Cdm denunciando un gesto che reputa gravissimo e avrebbe smentito l’opzione di sedersi al tavolo con Iv per sanare lo strappo. Intanto Renzi ha espresso la sua posizione nelle conversazioni riservate con i suoi: “Conte si salva se sale al Colle il prima possibile e presenta subito la nuova lista dei ministri“. Altrimenti il Conte-ter tramonterà definitivamente. Come fa notare Marco Antonellis su Affari Italiani, il suo auspicio è che Conte salga al Colle per rassegnare la dimissioni, magari entro domani. “C’è una crisi, due ministre si sono dimesse e il premier non vuole andare oggi al Colle e non vuole venire in Senato. C’è ancora una Costituzione in questo Paese o un Dpcm l’ha cancellata?“, ha dichiarato non a caso Davide Faraone.

Da Italia Viva le finestre del dialogo restano comunque aperte. L’ex ministro Elena Bonetti ha confermato la disponibilità a un confronto sui temi principali: “Certo che siamo disposti a sederci a un tavolo per rimanere in maggioranza. Eravamo in una situazione di stallo e non chiediamo poltrone in più. Ora chiediamo che si faccia la politica. Noi ci stiamo ovviamente“. Sulla stessa scia Ettore Rosato, presidente di Italia Viva: “Se ci sono risposte concrete, non abbiamo preclusioni rispetto a Giuseppe Conte“.



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