Risposta di Floriano Sciutti alle accuse di Loffreda

C’è una categoria di persone, sommamente superba e altrettanto sommamente vigliacca, incapace di gestire le proprie ire e le proprie sconfitte, e che dunque parte a testa bassa contro chi gli è più alla portata di mano.

Le tue accuse dimostrano il tuo intregralismo e la tua assoluta mancanza di lucidità: sai benissimo – e non lo dici – che se sei diventato il consulente cinematografico di San Marino lo devi a me; sai altrettanto bene che c’è una differenza ineliminabile tra tu, che sei un libero professionista, e me, che sono un pubblico dipendente, e che questa differenza impedirebbe a me – se anche lo volessi – di sostituirti.

Io sono chiamato esclusivamente a fare il mio lavoro. Sai benissimo che (poiché le parole sono importanti) tu non sei stato licenziato, perché non eri alle dipendenze di nessuno: semplicemente il tuo contratto non è stato rinnovato.

E da chi non è stato rinnovato? Da me? Stupisce – ma conoscendo il tuo livore e la tua meschinità non più di tanto – che non hai menzionato neppure di striscio chi non ti ha voluto più: Romeo Morri, segretario di stato per la cultura di questo paese, non solo esponente di un partito politico opposto a quello in cui io milito attivamente, ma anche nemico giurato della cooperativa Il Macello, ai tempi in vi militavo.

Questo non lo dici. Secondo il tuo delirio, io avrei tramato con questa amministrazione per poter prendere il tuo posto: se avessi avuto di queste mire mi sarebbe stato infinitamente più facile realizzarle quando facevo parte dello staff di un governo in cui il segretario della cultura era una mia compagna di partito, non trovi? Tu te la prendi con me solamente perché ho dovuto rettificare con alcuni quello che tu – come un cane ferito – urlavi a destra e manca: che sarebbe sparita la cultura cinematografica a San Marino, che sarebbe stato soppresso Occhi sul cinema.

E poiché da tempo ti parlavo delle mie idee di cambiamento, in preda alla paranoia hai visto la luce: ecco lo Iago! Strano modo il mio di (per usare le tue parole) “permettere, favorire, condurre in porto un’operazione del genere”: prendendo le tue difese contro i tuoi detrattori in ufficio, insistendo con i miei attuali superiori perché venisse richiesto il rinnovo della tua convenzione, scrivendo ulteriori lettere di sollecito in tua difesa, sostenendo l’insostituibilità delle tue competenze professionali con il coordinatore, cioè con il più stretto collaboratore di Morri: davvero un modo molto sottile di farti le scarpe! Basta.

Le tue invettive parlano contro di te più delle mie parole.

E infine: chi sei tu per impedirmi di mettere in programmazione i film che elenchi? Io non ho e non avrò le tue competenze, ma scegliere i film per le mie programmazioni, quello – se permetti – non sarai tu a impedirmelo.

Floriano Sciutti (su Facebook)