Riunificazione socialista: in San Marino il Garofano appassisce ancor prima d’esser piantato? … di Enrico Lazzari

Doveva essere una unificazione, peraltro dirompente per il quadro politico, fra tutte le forze socialiste della diaspora che aveva frammentato la componente sammarinese ispirata ai valori del Garofano in quattro partiti “e mezzo”: Partito Socialista, Partito dei Socialisti e dei Democratici, Elego, Mis, e per certi versi potremo aggiungere anche quella MD di Federico Pedini…

Oggi, ad un anno e mezzo da quell’ottobre 2022, ovvero dall’avvio del confronto che si poneva l’obiettivo di superare la diaspora del socialismo sammarinese, i partiti, o meglio le aggregazioni di ispirazione socialista sono ancora tre, su tanti punti distanti e distinte: Psd, che ha inglobato MD di Pedini; PS ed Elego di Andreoli; Alleanza Riformista in cui è confluito il MIS e i consiglieri Mancini e Simoncini.

Mi sembra un po’ poco per un anno e mezzo di confronti, soprattutto alla luce della ormai insuperabile insanabilità della frattura con il Mis di Rossano Fabbri. Non credete? 

Ma cosa ha fermato un cammino che, solo qualche mese fa, sembrava ormai compiuto? L’ingresso di Pedini, la fusione di Md nel Psd. Anche se, per onor del vero va ricordato, un primo stop fu imposto dal “nuovo” Partito Socialista, i cui nuovi vertici hanno imposto uno stop all’immediata fusione nel partito unico, che comunque resta un obiettivo anche per Augusto Casali e compagni, ma a più lungo termine. Come dire: okay al matrimonio, ma solo dopo un sereno e non brevissimo fidanzamento.

Una linea che, superate le tensioni e le contrapposizioni del momento, ha comunque poi convinto tutti. Infatti, il partito unico non è più un obiettivo a breve termine, sostituito da una aggregazione di chiara ed unica identità socialista. 

Ma cosa, oggi, allora, allontana la festa di fidanzamento? Diverse piccole visioni contrapposte e una questione di fondo, che sta rimettendo già in dubbio, all’interno del Psd, l’unione con Md appena celebrata. Del resto, in una recente intervista pubblicata il 28 febbraio scorso (leggi qui) il Segretario di Stato Pedini fu lapidario nello spostare  sinistra, implicitamente in alternativa alla Democrazia Cristiana, il nuovo “Garofano”, vanificando in un battibaleno tutti i pini di chi, quella riunificazione, l’aveva ideata e promossa in modo da riportare un “grande” Partito Socialista al centro dello schieramento politico, come era negli anni Novanta e nei primi anni Duemila.

Una linea che la componente Md interna l Psd continuerebbe a perseguire strenuamente. Tanto che, mentre l’aggregazione appare sempre più lontana, il matrimonio fra Psd e Md appare sempre più in crisi e sull’orlo di un divorzio…

La questione principale che allontana i partiti socialisti dall’epilogo del cammino per la riunificazione, o meglio per la aggregazione, è tutta interna al Psd e tutta incentrata sulla posizione degli ex di Md: il Psd non sembra disposto a cedere e svoltare sulla linea politica tracciata da Pedini, ma al tempo stesso vuole evitare un immediato divorzio che, a dire il vero, sarebbe più comico che drammatico…

Ma non è solo “colpa” di Pedini se il fidanzamento socialista non si è ancora celebrato. Come detto ci sono tante altre piccole questioni. Una di queste è il nome, un aspetto non da poco, anche se più in campo di “marketing” che sostanziale. La componente più “comunista” e meno “socialista” del Psd, per intenderci chi proviene dall’ex PSU, vorrebbe identificare l’aggregazione non con il termine “socialista” -o perlomeno non solo con quello- ma vorrebbe nel nome anche la dicitura “democratica” o “riformista”. Contrari tutti gli altri.

Sembra una cosa da poco, ma sul fronte dell’immagine e del “fascino” elettorale non lo è per nulla. Il Socialismo ha una storia e una base teorica di consenso importante (un unico Partito Socialista potrebbe superare il 20% e conquistare da 10 a 12 consiglieri) e riunificare l’offerta non solo produrrebbe un consenso alle urne pari alla somma dei tanti partitini socialisti, ma riporterebbe “a casa” tutto quel consenso disperso proprio a causa della diaspora del Garofano. Cosa che non accadrebbe se il simbolo dell’aggregazione non fosse un chiaro e univoco richiamo al socialismo.

Un altro elemento di frizione si è evidenziato sul “peso” percentuale che ogni partito dovrebbe avere nell’aggregazione, con il Psd che pretenderebbe più di quanto Ps ed Elego sarebbero disposti a cedere. Ma questo è un problema che emerge in ogni iniziativa di questo tipo e, alla fine, si troverà certo una quadra.

Ma cosa ha portato, fino ad ora, l’ampio e serio confronto in atto da ormai un anno mezzo? Ad una lieve, piccola semplificazione: la fusione fra Psd e Md e la sintonia, in pratica una prima aggregazione, fra PS ed Elego… Ancora troppo poco, visti gli alti obiettivi sventolati l’autunno scorso e vista la “terapia intensiva” in cui sembra ricoverato l’attuale Governo!.

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari