Due anni di crisi, di recessione dell’economia, di trasformazioni radicali del sistema, impongono un profondo cambiamento anche nei partiti.
Su questa linea si è mosso il dibattito all’interno del Gruppo di Coordinamento dei Moderati, in seguito all’analisi dell’attuale situazione politica.
Il Patto, che in questi due anni ha dovuto affrontare emergenze praticamente quotidiane, tra i suoi risultati più importanti annovera sicuramente l’aver garantito la stabilità di governo. In un momento come quello attuale, infatti, lasciarsi prendere la mano dalle fibrillazioni e dalle nostalgie della vecchia politica, fatta prevalentemente da interessi personali, sarebbe da traditori della Patria.
Su questo punto, la convinzione dei Moderati è molto ferma: non si può lasciare il Paese in balia delle vecchie lobbies. La strada del rinnovamento, della trasparenza, del recupero della credibilità internazionale, è irrinunciabile. Pena l’oscurantismo.
Ma la stagione che abbiamo di fronte non è facile, anche se la ripresa economica comincia a dare piccoli segnali di ottimismo. Gli interventi urgenti messi in campo finora hanno cercato di tamponare la situazione, consentendo comunque al Paese di fronteggiare gli imprevisti: dallo scudo fiscale al calo delle entrate, dall’operatività delle banche e delle imprese al processo mediatico di cui è stato vittima. Altri paesi sono crollati sotto i colpi della crisi, San Marino ha retto, senza minare lo stato sociale, senza mandare a casa neppure un dipendente pubblico, senza soccombere di fronte all’urto di chi ha alzato irresponsabilmente la tensione sociale.
Ma a desso è la stagione delle grandi riforme. Per andare avanti bisogna cambiare: il sistema fiscale innanzi tutto, facendo pagare tutti (anche quelli che finora hanno pagato poco o niente); modernizzare e semplificare tutto l’apparato pubblico; rilanciare la competitività delle imprese; formare e professionalizzare i cittadini di domani; rivedere l’apparato delle pensioni.
Non è più tempo delle logiche clientelari, delle piccole strategie di bottega, del tenere i piedi in due staffe. Ovvero di quel modo di agire a cui i partiti erano abituati. Se bisogna cambiare la mentalità della gente, per passare dall’assistenzialismo alla partecipazione attiva della vita sociale, prima ancora lo devono fare i partiti.
Il Patto ha retto l’urto, nonostante i problemi interni trascinati per troppo tempo, e dal Patto bisogna ripartire. Con quella capacità di evolvere senza la quale si rischia di fare come i gamberi. E soprattutto (questo è la raccomandazione dei Moderati) senza mai perdere di vista l’interesse superiore della nostra Repubblica.
San Marino 24 gennaio 2011