Erika non c’è più, ma sull’asfalto, in via Sant’Ambrogio a Rivalta, ci sono ancora le tracce segnate nella maledetta mattina del 13 dicembre dagli agenti della polizia municipale nel punto dove lei, a 17 anni, ha perso la vita mentre andava a scuola, travolta da un camion. È lì che cadono gli occhi arrossati di tutti, al termine della manifestazione a Rivalta organizzata in memoria della ragazza di Montecavolo.
Ci sono tanti giovani: sono i compagni di classe del ‘Bus Pascal’ e gli amici del liceo artistico ‘Chierici’, che srotolano due striscioni. «Giustizia», scrivono su caratteri con i tratteggi tipici delle strade: «No casi archiviati». E ancora: «Sicuri sulla strada, sicuri nella scuola», in mezzo il disegno di un anello stradale che collega i due concetti.
Non è stato così, per Erika, un mese fa, che a scuola quella mattina non è mai arrivata, morta laddove anni fa un altro bambino perse la vita. Dietro la ‘tragica fatalità’, quanto può essere imputabile al traffico intenso che da anni affligge Rivalta? Davanti al sindaco Luca Vecchi – accanto al quale c’era il collega di Quattro Castella Andrea Tagliavini – uno dei promotori della manifestazione, Pasquale Cioffi, insegnante delle scuole elementari di Scandiano, è esplicito: «Questa manifestazione è stata convocata in ricordo di Erika e dell’altro bambino morti. La bretella va fatta. Rivalta è gravata di troppo traffico: è diventata invivibile».
Accanto a lui c’è la collega docente Agata Manfreda: «Quella mattina, quand’ho saputo che era morta una ragazza, ho sperato di non conoscerla. Poi mia figlia è tornata a casa in lacrime: ‘È Erika…’. Questa è una marcia di pace, in memoria della ragazza: l’idea è nata tra noi colleghi. Il sindaco ha già parlato con noi, è stato disponibile: ma noi vogliamo che le chiacchiere siano impegni veri, e che nessun giovane perda più la vita sulle nostre strade». Gli insegnanti vogliono fare la loro parte: «Organizzeremo progetti per insegnare ai ragazzi a essere attenti e responsabili: spesso attraversano le strade con gli auricolari o sono distratti».
Da via Salvo d’Aquisto il corteo, un centinaio di persone, ha sfilato lungo via Bedeschi – la strada in cui dovrebbe innestarsi la tanto attesa bretella di Rivalta – e via del Buracchione per fermarsi nel luogo dell’incidente stradale. Un’amica di Erika, Chiara Bonfrisco, ha intonato al megafono le sue canzoni preferite. I ragazzi hanno appeso gli striscioni, mentre il padre di Erika, Giovanni Reverberi, ha poggiato un mazzo di rose bianche. Sfidando il freddo, gli amici hanno aperto la giacca e mostrato la maglietta in ricordo della ragazza che avevano indossato anche nel giorno dei funerali. La voce melodiosa di Chiara si incrina solo quando dice al megafono: «Erika, non smetterò mai di cantare per te». E l’insegnante del Chierici Maria Rita Gadaleta lancia il suo grido: «Questa disgrazia ci faccia riflettere. La morte di Erika non dev’essere inutile, ma continuare a fare rumore anche adesso. Perché non accada mai più». Il Resto del Carlino