Rivolta bipartisan contro Brunetta "Basta usare stereotipi maschilisti"

 

Dopo l’uscita del titolare della P.A, arrivano bacchettate da tutti i fronti. Carfagna: “Donne, non accettate provocazioni”. Lussana (Lega): “E gli uomini che leggono il giornale?”. Bindi: “Vuol nascondere il nodo-pensioni”

Dopo l’uscita del titolare della P.A, arrivano bacchettate da tutti i fronti. Carfagna: “Donne, non accettate provocazioni”. Lussana (Lega): “E gli uomini che leggono il giornale?”. Bindi: “Vuol nascondere il nodo-pensioni”

 “Invito le donne a non cadere in certe provocazioni, non si facciano avvilire da chi le critica in questo modo». Sulle pagine di Repubblica il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, nega qualsiasi polemica con il ministro Renato Brunetta, dopo le critiche rivolte alle impiegate che fanno la spesa in orario di lavoro, ma precisa che non apprezza «certe generalizzazioni». «Ci sono tante donne nel pubblico impiego, sono la stragrande maggioranza, che svolgono il loro lavoro con impegno e non devono pagare per quelle poche, che pure ci saranno, che lo fanno con più leggerezza».
In merito all’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, Carfagna pone due conduzioni: «che l’innalzamento sia graduale e che non pregiudichi i diritti di chi si trova in età di pensione. Ma la condizione fondamentale è che i risparmi che si otterrrano vengano destinati a un fondo vincolato all’aiuto delle madri lavoratrici».


Infine, sull’ipotesi che venga nominata portavoce del governo, il ministro risponde: «Non mi hanno ancora proposto nulla. Se e quando lo faranno, valuterò. Ma fare una cosa e farla bene richiede già un impegno notevole».

 

LEGA. STEREOTIPO MASCHILISTA

“Il lassismo, l’assenteismo, nella pubblica amministrazione vanno combattuti, ma l’uscita di Brunetta sulle donne mi pare una caduta di stile. E’ evidente che è caduto nello stereotipo maschilista che vede le donne sacrificare sempre il lavoro alla casa, ai figli”. E’ l’opinione di Carolina Lussana deputata della Lega dopo le critiche del ministro della Pubblica Amministrazione alle dipendenti statali.


”Che cos’è allora la pausa caffè
per gli uomini? O la lettura di un giornale sportivo? Non è un modo di abbandonare il lavoro e fare altro?”, chiede Lussana in un’intervista al Corriere della sera.
Secondo l’esponente del Carroccio inoltre “fare la spesa rientra comunque tra i compiti che la società riserva alla donna e non è un’attività piacevole o di svago”.

 

FEDERICA GUIDI ‘PERPLESSA’

 È “un po’ perplessa” anche la presidente dei Giovani di Confindustria, Federica Guidi, sul nuovo affondo del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, contro le dipendenti pubbliche che “vanno a fare la spesa” durante l’orario di lavoro. “Forse il pubblico – afferma la Guidi in un’intervista alla Stampa – rispetto al lavoro privato consente di avere orari più regolati: nelle nostre aziende oggi la flessibilità è purtroppo una necessità, si fa fatica ad avere orari certi, conciliabili con la famiglia. Il che non significa che una non lavori. Non credo – sottolinea – che i ‘fannulloni’ siano tutte donne che vanno a fare la spesa”.
”Non voglio sembrare fuori dal mondo – aggiunge la numero uno dei Giovani imprenditori – però da donna dico che per una donna oggi ci sono difficoltà in più, e che ci vorrebbero servizi mirati.
Difficoltà materiali e psicologiche che pesano, e che in alcuni casi, come per chi ha un bambino, sono ineliminabili. Dopodichè – conclude la Guidi- una donna è perfettamente in grado di competere con un collega uomo”.

 

BINDI: ORA PRENDE DI MIRA LE DONNE

“Dopo aver messo alla gogna tutti i dipendenti pubblici, ora il ‘rivoluzionario’ Brunetta prende di mira le donne della pubblica amministrazione per giustificare l’intervento sull’eta’ pensionabile”. Lo afferma Rosy Bindi (Pd).
”Ma che razza di rivoluzione puo’ mai essere- sottolinea- quella che si serve di argomenti cosi’ strumentali e di un linguaggio cosi’ vecchio e maschilista? Se il governo vuole cambiare l’eta’ della pensione per le donne deve avere il coraggio di motivare le sue scelte, senza ricorrere al dileggio o cercare pretesti cosi’ volgari”.

 

E conclude Bindi: “Si capisce ma non si giustifica l’imbarazzo del ministro Carfagna, che avrebbe dovuto pretendere le scuse del collega, anziche’ promettere politiche di conciliazione che mal si conciliano con la cultura di una destra nemica della liberta’ e della dignita’ delle donne”.

fonte: www.ilrestodelcarlino.it