Roberta Torre, ‘le mie Favolose trans’

Porpora Marcasciano è in piena Barbiecore, tutta vestita di rosa, Nicole De Leo è una signora elegante che non si separa dal suo cagnolino, Sofia Mehiel la Papessa è esuberante, la spagnola Mina Serrano è alta e bellissima, una modella. E poi ci sono Veet Sandeh, Mizia Ciulini, Antonia Iaia, Massimina Lizzeri. Le guarda con affetto Roberta Torre. Sono le sue Favolose, le trans del film che apre oggi le Notti Veneziane alle Giornate degli Autori, una produzione Stemal Entertainment, Faber Produzioni con Rai Cinema, prodotto da Donatella Palermo, in sala come evento il 5-6-7 settembre con Europictures. “Avevo letto i libri di Porpora, le sue storie mi affascinavano, cercavo qualcosa di potente per raccontare questo modo di stare al mondo”, dice all’ANSA la regista milanese che proprio a Venezia portò il suo film d’esordio Tano da morire (1997), un musical sulla mafia che lasciò il segno.

Le Favolose, “a metà tra finzione e documentario”, racconta la storia dell’incontro di alcune transessuali che ricordano una loro compagna, Antonia, seppellita dalla famiglia vestita da uomo. “E’ un film per tutte le Antonie che ci sono, per le persone non accettate”, dice la Torre circondata dalle sue protagoniste, donne attiviste militanti Lgbtq+ che ne hanno già viste di tutti i colori. C’è aria di tornare indietro? “Mai come adesso l’identità di genere non binaria e tutto il mondo delle diversità sono sotto i riflettori, viviamo un momento storico importante e credo che la società sia pronta, se la politica non lo è, lo sarà”, dice Veet. “Sono 50 anni che lotto – racconta Porpora – abbiamo costruito tanto, ma mai abbastanza, i diritti conquistati non bastano mai, su di noi, ma non solo su di noi c’è una rimozione storica, da centinaia di anni, anche noi siamo vittime della cultura del patriarcato”. Nicole è l’attuale presidente del Mit, il movimento transessuale che a Bologna ha la sua sede più attiva, “in questi anni abbiamo costruito tanti servizi, dall’ambulatorio pubblico nella nostra sede alle unità di strada e di casa che aiutano le trans che si prostituiscono”. Le Favolose è un modo “per risarcirle, raccontare le trans come persone, con le vere identità senza macchiette”, aggiunge la Torre. Oggi il gender fluid è di moda, anche nel fashion, non è un segnale positivo? “La moda è stata la prima porta di accettazione per le transessuali – risponde Mina – se siamo arrivate lì possiamo andare avanti nella società, certo il business ha la sua parte, essere di moda vuol dire anche commercio ma a noi interessa essere prima di tutto considerate per quello che siamo, ossia persone”.


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