Ci sono soldi sospetti che viaggiano tra Campania e San Marino. C’erano nel 2008, quando se ne parlò durante il maxi-processo “Spartacus”, il più grande processo a carico del clan camorristici dei casalesi, e ci sono oggi, nel fascicolo diun’inchiesta aperta dalla magistratura sammarinese su un’ipotesi di riciclaggio.
Anche il nome dell’indagato ha legami con le inchieste precedenti: è quello dell’avvocato Michele Santonastaso, condannato alla fine del 2014 ad 11 anni di reclusione per associazione di stampo camorristico e favoreggiamento e, in un altro procedimento, ad un anno per le minacce nei confronti miei e della giornalista del Mattino Rosaria Capacchione.
I fatti degli ultimi giorni riportati soltanto da una testata online di San Marino riguardano perquisizioni e sequestri di documentazione in uno studio legale della Repubblica di San Marino a cui si sarebbe appoggiato l’avvocato campano; documenti che sarebbero utili a ricostruire la movimentazione di denaro dietro cui si nasconderebbe il riciclaggio di 1,8 milioni di euro frutto di proventi del clan del Casalesi.
Santonastaso risulta indagato assieme ai tre figli e al casertano Teodoro Iannotta, amministratore della società sammarinese che sarebbe servita ad assorbire il denaro proveniente dalla camorra, assieme ad un’altra società con sede oltreconfine, con quote intestate ai figli di Santonastaso. Tra le movimentazioni sospette, alcune avvenute nei primi mesi di quest’anno, subito dopo le condanne di Santonastaso, ci sarebbe anche il prelievo di 160 mila euro destinati ad acquistare un immobile a Napoli.
È la seconda volta che il nome di Santonastaso viene associato, in un’inchiesta, all’utilizzo di conti bancari di San Marino per riciclare proventi illeciti della camorra. Un’indagine era già partita nel 2011 e chiusa due anni dopo per insufficienza di prove.
Le condanne recenti hanno però risollevato l’allerta sulle operazioni finanziarie fino a giungere, venerdì scorso, all’ordinanza di sequestro da parte del Commissario della Legge (il corrispondente del nostro Pubblico Ministero nell’ordinamento giuridico di San Marino), Alberto Buriani.
Il 10 novembre dello scorso anno l’avvocato Santonastaso, legale dei boss dei casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, è stato condannato ad un anno di carcere per minacce espresse proprio durante il processo “Spartacus”, quando presentò istanza di ricusazione della Corte di appello di Napoli perché ritenuta influenzata dai contenuti del lavoro di inchiesta mio e della giornalista del Mattino, oggi senatrice PD.
Recentemente le motivazioni della sentenza hanno riconosciuto che nelle parole pronunciate in aula per motivare la richiesta erano contenute chiare minacce di morte nei nostri confronti. La sentenza ha anche assolto i due boss (uno dei quali, Iovine, è da tempo un “collaboratore di giustizia”) ritenendo che l’avvocato non abbia agito su mandato dei suoi assistiti, ma di propria iniziativa.
Ho già espresso all’indomani della sentenza la mia amarezza per una decisione che credo sia “a metà” e che dimostra comunque che la camorra non è invincibile.
Poco più di un mese dopo, il 19 dicembre, i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno condannato Santonastaso a 11 anni, per associazione di stampo camorristico e favoreggiamento, riconoscendolo affiliato alla camorra. Nello stesso procedimento, è stato assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari e falsa perizia, che sarebbe servita – come di fatto è poi avvenuto – a scagionare il figlio di Bidognetti dall’accusa di omicidio.
Come ho avuto modo di spiegare in un recente intervento a Losanna, l’intreccio tra banche e mafie è molto più vicino a noi di quanto non si possa immaginare. Non servono le isole Cayman: la mafia da tempo trova canali di appoggio finanziari nelle banche europee, su piazze di grandissimo traffico come Londra, ma anche in aree considerate di periferia, come l’Austria o la piccola Repubblica di San Marino. robertosaviano.com