Rocco Carbone, ripubblicata l’opera omnia

(ANSA) – CATANZARO, 17 NOV – Con il ritorno in libreria del
romanzo “L’assedio” parte l’iniziativa della Rubbettino di
ripubblicare l’opera omnia dello scrittore calabrese Rocco
Carbone, morto nel 2008 in un incidente stradale a Roma all’età
di 46 anni.
    Carbone era nato a Cosoleto, in provincia di Reggio, ma si
era ben presto trasferito nella capitale. I suoi libri erano
stati pubblicati da Feltrinelli e Mondadori, ma successivamente
erano finiti fuori catalogo. Da qui la decisione di Rubbettino,
dopo averne acquisito i diritti, di ripubblicarli. “Due vite”,
libro su Carbone e su Pia Pera, slavista, scrittrice e
traduttrice, scomparsa nel 2016 a 60 anni a causa di un male
incurabile, ha consentito ad Emanuele Trevi di vincere nel 2021
il Premio Strega. Proprio Trevi ha definito Rocco Carbone “uno
tra i più grandi scrittori di fine millennio”. Nel romanzo “L’assedio”, pubblicato per la prima volta nel
1998, si racconta dello strano fenomeno meteorologico che si
manifesta, in un giorno come gli altri, in una città,
convenzionalmente chiamata R., in cui il cielo si fa basso,
ostile e inspiegabilmente giallo e dove imperversa un caldo
terribile ed inquietante, accompagnato da una pioggia di polvere
bianca. Il protagonista del libro, Saverio Morabito, si sveglia
e scopre un cielo diverso. È il primo a capire che niente sarà
più come prima e che, come dice lui, “si dovranno tutti
preparare ad affrontare una prova”. In breve tempo tutto
precipiterà e la città si troverà all’improvviso a dover fare i
conti con le criticità che porta la pioggia di cenere, con
mancanza di cibo, acqua ed elettricità. La trama del libro
sembra predire i timori e le angosce che si sarebbero
materializzati 25 anni dopo con la crisi pandemica. E diventa
più che mai attuale oggi con la guerra, la crisi climatica ed il
pericolo nucleare che mettono sotto minaccia le vite di tutti.
    Trevi, nella sua prefazione, parla di Rocco Carbone come di “un
autore che non è stato valorizzato come doveva”. E definisce la
sua scrittura come “un’esperienza caparbia e solitaria”. (ANSA).
   


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