I MEDIA RUSSI avevano appena fornito dettagli sull’attentato all’aereo di linea abbattuto in Sinai, spiegando che la bomba era composta da un chilo di esplosivo estratto da proiettili d’artiglieria e attivato con un timer. La ricostruzione aggiungeva che l’ordigno artigianale sarebbe stato piazzato sotto un sedile dell’Airbus, nella parte del vano passeggeri più vicino alla coda. La deflagrazione, quindi, avrebbe provocato una «frattura» nella fusoliera innescando a sua volta una decompressione esplosiva con esito fatale per le 224 persone a bordo.
Ci ha pensato l’Isis, sulla pagina web della sua rivista «Dabiq» a diffondere i dettagli mancanti: la prima immagine mostra una lattina di Schweppes, un detonatore e un apparato elettronico: secondo gli specialisti di stampa e propaganda del califfo, si tratta dei componenti della bomba rudimentale che ha provocato il disastro aereo.
A fianco, la foto di un passaporto russo, intestato – sempre secondo la rivista dello Stato islamico – a uno dei passeggeri del volo partito da Sharm El Sheikh.
Per quanto riguarda le modalità di piazzamento dell’ordigno a bordo del Metrojet, secondo i servizi segreti russi e occidentali la fase più delicata del piano terroristico sarebbe opera di qualcuno che lavorava nello scalo egiziano: un addetto alla pulizia dell’aereo. Una pista interna che il Cairo continua a sminuire. [QN11EVIBLU]
Resto del Carlino