Un’icona della televisione italiana, celebrata da un murale alto venti metri firmato Piskv sulla facciata del Centro di produzione Rai di via Teulada: è Raffaella Carrà, la “Raffa” nazionale, oggi simbolo di talento e modernità. Ma nel 1962 la giovane artista bellariese muoveva solo i primi passi, con piccole comparse cinematografiche e una fotografia che la ritraeva accanto a Little Tony sulla copertina del 45 giri Il ragazzo col ciuffo, primo grande successo del cantante sammarinese.

Pochi mesi dopo, il grande salto: l’esordio televisivo come valletta di Lelio Luttazzi nel programma settimanale Il paroliere questo sconosciuto, trasmesso sul Secondo Canale (oggi Rai2) a partire da venerdì 12 ottobre 1962, con la presenza fissa di artisti come Nicola Arigliano, Fausto Cigliano, Jenny Luna, Bruna Lelli e Carmen Villani. Una trasmissione fortunata, riproposta anche l’anno successivo per un totale di 23 appuntamenti. Peccato che oggi non ne resti traccia nelle Teche Rai: l’esordio televisivo di Raffaella Carrà risulta di fatto smarrito.
A rivelarlo è il libro “C’era una volta il Cantastampa: quando i giornalisti spodestarono i parolieri” di Michele Bovi e Pasquale Panella, edito da Coniglio, che sarà presentato venerdì 12 settembre alle ore 18 al Teatro Tordinona di Roma nell’ambito della rassegna 2025 Letture in scena. Panella, paroliere di L. Battisti, R. Cocciante e Zucchero, reciterà i testi dei giornalisti-parolieri, mentre Bovi ne illustrerà le vicende storiche e le ragioni di tanta dispersione.
Il volume denuncia infatti la scomparsa dagli archivi Rai non solo di Il paroliere questo sconosciuto ma anche delle cinque edizioni del Cantastampa, prestigiosa rassegna musicale degli anni ’60 che aveva la peculiarità di sostituire i parolieri con giornalisti iscritti all’albo. Vi parteciparono firme che sarebbero diventate celeberrime, da Maurizio Costanzo a Sandro Ciotti, da Antonio Lubrano a Emilio Fede, fino a Gianni Minà e Joe Marrazzo, autori di versi inediti cantati da stelle della musica italiana come Gianni Morandi, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Gino Paoli, Ennio Morricone, Luis Bacalov, Pino Donaggio e Gianni Meccia.
Eppure, tutto quel patrimonio di canzoni e spettacoli resta ancora disperso. Un “festival fantasma” che la ricerca di archivisti e appassionati, guidata dagli stessi ideatori di Techetechete’, oggi prova a riportare alla luce.