Roma. Allarme manovra, Regioni in rivolta. “Dovremmo tagliare servizi e farmaci”

RenziSOS SANITÀ. Il primo giorno di audizioni in Senato sulla legge di Stabilità è di fuoco. Si riaccende, infatti, lo scontro sui tagli imposti ai governatori: «Due terzi della
spending review sono a carico delle Regioni», tuona Sergio Chiamparino, che punta il dito contro «l’assenza di dialogo» da parte del governo. E butta subito sul tavolo la richiesta: sulla sanità manca un miliardo. «Potremmo arrivare a un livello tale – spiega, sapendo di toccare un nervo scoperto – che la centesima persona che arriva e ha bisogno di un farmaco salvavita si sente dire di no perché le Regioni non hanno i soldi per acquistarlo».
L’alternativa? Aumentare i ticket sanitari o le tasse locali.

MA A RISCHIO, secondo il presidente del parlamentino dei governatori, sono anche i fondi per le politiche sociali, l’istruzione e il trasporto pubblico locale, se non si troverà una mediazione sui costi extra-sanità. Sui 2,2 miliardi di tagli ereditati dalle vecchie manovre (ridotti a 900 milioni grazie agli 1,3 miliardi previsti dalla Stabilità), è il ragionamento, si può trovare una soluzione ottimizzando i flussi finanziari invece che procedere con la tagliola.
Insomma, in ballo c’è «la sopravvivenza stessa del sistema Regioni». Rischi di «tensioni» sulla sanità sono state segnalate anche dai tecnici di Camera e Senato a causa del minor aumento (111 miliardi invece di 113) del Fondo sanitario per il 2016. Il effetti, aumenterà di un miliardo rispetto allo scorso anno, ma 800 milioni saranno destinati ai nuovi Lea, e poi ci sono rinnovo dei contratti (300 milioni), fondo vaccinazioni (300 milioni), pazienti emotrasfusi (170 milioni) e farmaci salvavita come quelli per l’epatite C (500 milioni). Da qui, il miliardo chiesto da Chiamparino. Ma il faro dei tecnici è puntato in generale sui sacrifici richiesti alle Regioni, 17 miliardi in tre anni, tanto da sollecitare una valutazione del governo «sull’effettiva praticabilità».
Chiamparino, dopo aver riunito governatori e assessori, ha chiesto al governo di aprire un tavolo e discutere, già domani. Richiesta accolta bellicosamente da Renzi, intenzionato a tenere il punto. La Conferenza delle Regioni potrà così prendere una posizione da presentare giovedì. Nell’attesa, Chiamparino ha messo in stand-by le dimissioni: «Mi sto mettendo il giubbotto per congelarle», ha scherzato con i cronisti. Intanto, per una volta, i sindaci sorridono: niente tagli e patto di stabilità interno sbloccato per i Comuni che, dunque, danno disco verde. Anche se, i tecnici di Camera e Senato mettono in guardia «sull’irrigidimento dei bilanci comunali» dovuto all’aumento del fondo di solidarietà per compensare il mancato gettito di Tasi (sulla prima casa) e Imu (sui terreni agricoli). Ma evidenziano anche dubbi sul gettito atteso dal canone Rai in bolletta (per l’assenza di dati aggiornati su evasione e morosità) e sul miliardo previsto dal settore giochi.

DAVANTI al Parlamento anche le parti sociali hanno risollevato molti dei loro dubbi, in primis Susanna Camusso («non favorisce la crescita ma chi ha di più») mentre Cisl e Uil lamentano i tagli a Caf e Patronati. Sul fronte opposto, il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, promuove una manovra «finalmente espansiva» pur evidenziando tre «grandi assenti»: Sud, ricerca e innovazione. Oggi secondo round di audizioni, con due pezzi da novanta: Bankitalia e Corte dei Conti.