
«È ARRIVATO il momento di rivedere il sistema delle procedure di omologazione e dei controlli europei in campo automobilistico». Ne è convinto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che, pur assicurando «controlli anche in Italia a tutela dei consumatori», invita a «non demonizzare le case automobilistiche». E avverte: «Siamo pronti a bloccare le vendite anche qui».
Ministro, degli 11 milioni di veicoli Volkswagen ‘truccati’ in giro per il mondo il rischio che ne circoli una parte anche in Italia è concreto. Come si sta muovendo il governo?
«Il ministro dei Trasporti ha chiesto delucidazioni al Kba, la motorizzazione tedesca che rilascia le certificazioni europee per Volkswagen, mentre io ho chiesto alla casa automobilistica elementi oggettivi sull’eventuale uso di accorgimenti tecnici analoghi a quelli scoperti negli Stati Uniti sui veicoli commercializzati in Italia».
Per l’Unione consumatori non basta acquisire le prove dal Kba, servirebbero controlli anche in Italia…
«Aspettiamo le evidenze che abbiamo chiesto, poi vedremo come agire. Certamente, se risultasse che quel software è stato utilizzato su auto circolanti in Italia chiederemo il blocco delle vendite come avvenuto negli Stati Uniti».
Nel mirino ci sono le procedure di omologazione, lacunose secondo molti. Altroconsumo ha denunciato una prassi diffusa in generale tra le case automobilistiche, che consegna ai consumatori prodotti con prestazioni diverse da quelle pubblicizzate. Chi controlla?
«I controlli sono fatti in sede europea. Anche a tutela delle case automobilistiche, oltre che dei consumatori e dell’ambiente, dobbiamo prendere spunto da quello che sta accadendo per fare una riflessione su omologazioni e controlli in Europa. È un tema che porteremo in sede Ue».
L’Europa ha approvato lo scorso anno un aggiornamento delle procedure di test, che però entreranno in vigore nel 2017. Alla luce dello scandalo Usa, ci sono margini per anticipare i tempi?
«Lo valuteremo in sede europea, le decisioni vanno prese tra i 28 Paesi. Detto questo, noi oggi siamo in attesa delle informazioni che abbiamo richiesto».
La Francia invoca un’inchiesta europea, anche l’Italia si unirà alla richiesta?
«Ci sono le sedi competenti, il Consiglio e le Commissioni, il tema sarà affrontato in quelle sedi».
Cosa chiederemo esattamente?
«Noi siamo stati molto virtuosi in sede europea nella determinazione dei valori delle emissioni, parlo delle pm10, che in alcune zone d’Italia come la Pianura Padana costituiscono un problema serio. Abbiamo fatto una battaglia per avere soglie molto basse compatibilmente con le tecnologie disponibili sul mercato. Adesso è venuto il momento per fare una riflessione sui controlli».
Uno dei nodi è la mancanza di standardizzazione sulle soglie di inquinamento a livello europeo…
«Esatto, penso che questo sia il problema reale. Servono regole comunitarie perché in campo ambientale nulla è risolutivo se fatto da un singolo Paese. I veicoli circolano e, anche mettendoci noi in regola, non saremmo immuni da quelli che arrivano da fuori».
Acea però avverte: gli standard non devono essere rigorosi al punto da minare la competitività di un settore che vale 12milioni di posti di lavoro.
«Sono assolutamente d’accordo, bisogna trovare un punto di equilibrio che assicuri il rispetto dell’ambiente senza penalizzare l’economia. Anche per questo le regole non possono essere nazionali, si creerebbero delle asimmetrie. Il caso Volkswagen è un problema ambientale ma può diventare anche un problema economico e occupazionale per l’Europa».
Intanto, il danno all’intero settore auto tedesco c’è stato, incrinando l’idea di un modello infallibile. C’è chi rivolta il coltello nella piaga…
«Questo ci fa capire, ancora una volta, che dobbiamo rimanere uniti nei momenti di difficoltà che possono capitare a ogni singolo Paese sui più svariati temi. L’Europa deve restare unita e solidale».