Roma. Berlusconi ci ripensa: no al palco della Lega

Berlusconi«MI SI NOTA di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?», si macerava Nanni Moretti nel film
Ecco Bombo, indeciso se partecipare o no a una festa. Per quanto possa sembrare strano l’assonanza tra i due, è proprio ciò che accade a Berlusconi: dopo aver rotto gli indugi e promesso a Salvini che sarebbe andato a Bologna domenica, ora dicono ci abbia ripensato e sia pronto a far dietrofront. Quanto meno, assai più sensibile dei giorni scorsi al pressing dei fedelissimi – da Romani a Gelmini – che lo scongiurano di non prestarsi al gioco del leader leghista facendo la sua spalla sul palco. «Presidente è una follia: hai visto come ti tratta Matteo? Non può rivolgersi così a te. Meglio una delegazione». Infatti, un comunicato diffuso dalla sede del partito ieri pomeriggio assicurava la presenza forzista attraverso una «delegazione». Formula che – notano gli addetti ai lavori – lascerebbe comunque aperta la possibilità di una partecipazione del leader azzurro. Segno che niente ancora è deciso.

FATTO sta che i leghisti non l’hanno presa bene: i capigruppo Centinaio e Fedriga fanno sapere che la delegazione dei pari grado azzurri non sarebbe gradita né sul palco né altrove. «Siamo dispiaciuti che qualcuno si sfili dalla sfida a Renzi facendosi magari tentare dai canti delle sirene del Pd». Salvini sottoscrive, aggiungendo: «Chi vuole viene, la piazza è aperta pure a Grillo, ma chi non c’è sbaglia». Veramente – replica la Bergamini – non ci tiriamo fuori: «Verranno alcuni di noi». In questo clima, c’è chi dà in forse non solo l’incontro tra le rispettive rappresentanze sulla scaletta bolognese, pure il vertice con Salvini. Ma i pro-Lega la pensano assicurano che si farà tutto come da programma: «Finora il Cavaliere non ha parlato, la partita non è chiusa. Poi è vero: il rischio di contestazioni è ben presente a tutti. Come la possibilità che a Silvio si imponga sul palco la presentazione della candidata leghista al Comune di Bologna. Di qui, la necessità per gli azzurri di chiarire «le regole di ingaggio». In gioco c’è molto: a partire dal tema alleanze. Sul tavolo ci sono le candidature di Roma e Milano. «Prima del candidato – scandisce Salvini – mi interessa il progetto».

Corriere della Sera