IL SONDAGGIO che una settimana fa vedeva il Pd perdente contro il M5S in un ipotetico ballottaggio alle prossime politiche continua a far discutere i dem. Con il politologo Roberto D’Alimonte, tra gli ispiratori dell’Italicum, costretto a tornare per due volte sull’argomento per precisare che l’ipotesi che già una parte della minoranza Pd cavalca perché venga modificato, è credibile ma solo fino a un certo punto. Intanto bersaniani e altre minoranze dem tornano a spingere per una modifica e un’alleanza con la sinistra radicale che però i renziani respingono, promettendo che in campagna elettorale i numeri cambieranno.
MENTRE la maggior parte dei media era concentrata sulle notizie internazionali, nel centrosinistra italiano il sondaggio Demetra – Cise, pubblicato domenica scorsa sul Sole 24 Ore ha creato un nuovo terremoto nel Pd. Dal sondaggio, infatti, veniva fuori che alle prossime politiche in cui si voterà con l’Italicum, il Pd resterebbe il primo partito con il 35,6% dei consensi quindi con un ottimo risultato più vicino al 40% delle europee che alle ultime performance. Siccome però la nuova legge elettorale prevede che se non si raggiunge il 40% si va al ballottaggio con la seconda formazione, ovvero il M5s, che prenderebbe il 30,8% attirando al secondo turno i voti del centrodestra e della sinistra radicale batterebbe i democratici. Esattamente per 51,5% a 48,5%.
RISULTATO che nell’ultima settimana ha scatenato la minoranza e i fuoriusciti del Pd contro Renzi e il gruppo dirigente: l’accusa è di preparare il suicidio del partito e del Paese. E se Stefano Fassina, ormai fuori dal Pd, ha potuto sostenere apertamente che in caso di ballottaggio (alle prossime amministrative) voterebbe M5S anziché Pd, chi resta dentro il partito non si scopre molto ma preme sulla segreteria. «Renzi – spiega un bersaniano che si è opposto alla nuova legge elettorale – deve capire che ci sta portando al suicidio e rischia di consegnare il paese a un partito che vuole sfasciare tutto con o senza Beppe Grillo nel simbolo». Avevate ragione voi? «Non importa chi aveva ragione: bisogna avere l’umiltà di riconoscere gli errori e modificare l’Italicum in maniera da premiare la coalizione. E poi, riprendere il dialogo con Sel e SI». Ettore Rosato, renziano e capogruppo dei deputati Pd, però, sbatte la porta assicurando al nostro giornale che «l’Italicum non cambierà, non è in agenda e non ci condizionano i sondaggi. Abbiamo fatto la scelta di presentarci agli elettori nel 2018 con una proposta chiara e non torneremo indietro». Anche se questo potrebbe farvi perdere? «Anche prima delle Europee ci davano perdenti contro l’M5S e invece abbiamo preso oltre il 40%. Si chiama campagna elettorale e la faremo nel 2018. Adesso abbiamo altro in agenda, a partire dalla legge di stabilità e dalle questioni internazionali».
INTANTO D’Alimonte dopo aver dovuto certificare che con l’Italicum il M5S potrebbe battere il Pd, prova a gettare un po’ di acqua sul fuoco spiegando che «la differenza (3% al ballottaggio,
ndr) è ampiamente dentro il margine di errore». Poi dà la colpa al «25% degli elettori di sinistra che preferirebbe il candidato del M5s» a Renzi e a quelli del centrodestra che lo voterebbero soltanto per «il 27% degli elettori sia di Forza Italia che della Lega Nord», mentre sono «molti di più quelli disposti a votare il candidato del M5S».
Resto del Carlino