UN GINEPRAIO difficile da districare. E dove nemmeno gli uomini dell’Anticorruzione diretta da Raffaele Cantone riescono a fare luce. Sono gli uffici delegati agli appalti del Comune di Roma. Dove capire «chi muove cosa» è «più difficile dell’Expo».
«Mi devo ricredere – ha infatti ammesso lo stesso Cantone parlando ieri davanti a un’affollatissima assemblea dei costruttori romani e difendendo, in questo modo, il sindaco Marino – perché avevo detto che i controlli del Giubileo sarebbero stati più semplici di quelli dell’Expo, mentre è il contrario. Sono molto, molto più complicati».
CANTONE, VA DETTO, è arrivato a mettere piede in Campidoglio subito dopo l’esplosione di Mafia Capitale per «bonificare» il cuore della filiera del malaffare e delle commistioni residue, dopo gli arresti tra i funzionari del Comune e i vertici dell’organizzazione criminale. È solo che il controllo dei meccanismi di gestione risulta ancora troppo farraginoso. «Nel Comune di Roma ci sono 100 centri di costo – ha detto ancora Cantone – noi li abbiamo individuati con la nostra attività ispettiva. Come si fa a governare 100 centri di costo? Io non vorrei essere nei panni del sindaco Marino. Anzi diciamo che non lo invidio. È davvero una missione impossibile, ci vorrebbero poteri da supereroi». La verità, però, è altra. È che Marino e la sua giunta un primo lavoro di razionalizzazione lo hanno già fatto, dall’inizio della legislatura. Solo sette mesi fa, i centri di costo del Campidoglio sfioravano quota mille. E davvero mille erano i rivoli da cui uscivano i soldi, con un conseguente bilancio «talmente intricato da risultare incomprensibile», raccontano oggi a Palazzo Senatorio. «Abbiamo ridotto fino a dieci volte tanto, ma dopo Mafia Capitale qualcosa si è ulteriormente inceppato».
Dice, infatti Cantone: «La nostra collaborazione con l’amministrazione è perfetta, con l’assessore Sabella c’è un contatto quotidiano e continuo. Notiamo però che soprattutto per quanto riguarda gli uffici, c’è qualcosa che non quadra, non abbiamo ancora capito chi sono i nostri interlocutori. Figurarsi se possono farlo i costruttori».
Insomma, prima il sistema amministrativo del Comune di Roma era totalmente fuori controllo, ma l’esplosione di Mafia Capitale ha «intimorito tutti i funzionari più alti – si dice ancora in Campidoglio – quindi ora si muovono tutti con grandissima cautela; ci sono delibere inevase dopo sette mesi, è tutto paralizzato». Tanto da provocare vistosi ritardi, soprattutto sul fronte del Giubileo, di cui i romani si lamentano. Ma che Cantone respinge: «Noi stiamo lavorando tantissimo, non stiamo ritardando nulla. Anzi, stiamo facendo tutto in tempi velocissimi. E devo dire che mi sto anche un po’ arrabbiando con chi parla di ritardi; se i bandi di gara non vengono fatti secondo indicazioni noi lo facciamo vedere».
«MA IL VERO problema – chiude Luca Peciola, consigliere comunale di Sel – è che dopo il lavoro della magistratura, la politica dovrebbe spendersi per recuperare il rapporto con le parti positive della città. Invece non lo fa». I romani stanno perdendo le speranze.
La Repubblica