Roma.Caso Boschi, sfiducia al governo Ma il centrodestra è già diviso

BoschiCI SONO così tanti modi di fare opposizione in Parlamento che il governo può dormire tranquillo. I problemi semmai potrebbero venire fuori dal Palazzo, dalle inchieste, da quello che eventualmente emergerà dalle carte: più le acque si intorbidano, infatti, più cresce la preoccupazione di Renzi. Ma le mozioni di sfiducia che si discuteranno probabilmente alla Camera la prossima settimana e al Senato dopo Natale non possono impensierire nessuno. «La Boschi ne uscirà alla grande», conferma il ministro Padoan. A dare una mano provvede Forza Italia che a Palazzo Madama, dove i numeri per la maggioranza sono risicati, si sfila dalla partita anti-Maria Elena: il capogruppo Romani si schiera con il Pd e Ncd, facendo sfumare la possibilità di discutere già sabato la mozione di sfiducia al ministro delle Riforme presentata dai cinquestelle e caldeggiata dai leghisti, poiché vota contro la modifica del calendario. «I nazareni passano, ma gli amori restano», si sfoga Calderoli. Tirando fuori il fantasma di un patto che – secondo i maligni – per certi berlusconiani non è mai morto.

MA L’INVERSIONE ad ‘U’ di Forza Italia non è completa: è vero che alla Camera Brunetta – pressato dai moderati del partito e poi di rimbalzo dal Cavaliere – rinuncia a una mozione
ad personam per farne una contro il governo. «Tutto il centrodestra firmerà quest’atto perché la Boschi è solo una figlia di questo governo: Renzi è quello che ha i conflitti d’interesse più grandi». L’escalation sulla Banca Etruria che si registra a Montecitorio non avrà tanti estimatori tra i forzisti al Senato ma piace a Salvini, che non usa molti riguardi nei confronti del premier: «È un infame, la morte del pensionato è colpa sua», urla. Si becca i rimbrotti di Renzi («è squallido strumentalizzare la morte») e della maggioranza. Probabile che, a Montecitorio, il centrodestra abbia posizioni durissime anche per non lasciare il monopolio della partita ai grillini. Che l’hanno aperta lì e decidono – ventiquattr’ore dopo – di giocarla anche al Senato, dove depositano una mozione di sfiducia alla Boschi. Il motivo? Costringere Renzi a «farsi salvare» da Verdini, che ha già annunciato voterà a favore del ministro. L’abbraccio di un imputato per associazione a delinquere per bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa allo Stato nel fallimento della sua banca, il credito cooperativo fiorentino, sarebbe una «salvezza un po’ compromettente» per dirla con Gasparri (Fi).

QUESTIONE d’immagine. È questo il nervo scoperto per Renzi. E per quanto sostanzialmente poco efficace, da questo punto di vista gli crea forse più problemi l’attacco scomposto delle opposizioni perché serve ad amplificare la grancassa mediatica. È l’unico obiettivo che interessa le opposizioni, consapevoli di avere le polveri bagnate: casomai il centrodestra riuscisse a ricompattarsi in Senato presentando una mozione contro il governo, i verdiniani potrebbero superare l’imbarazzo di un voto di fiducia uscendo dall’aula. Ma il nodo è d’altra natura, come dimostra la spaccatura dentro Forza Italia e lo scontro con il Carroccio. «Non voterò mai la sfiducia alla Boschi», dice Romani in aula. «Mi chiedo chi faccia opposizione e chi finga di farla», la replica del leghista Candiani. Giura qualcuno che la differenziazione nasce dalla voglia di Berlusconi di dare un segnale a Salvini; per altri si spiega con la competizione elettorale.

La Stampa