L’ULTIMA volta che si erano viste le forze dell’ordine in tenuta antisommossa, davanti al centro di accoglienza per immigrati «Baobab» del Tiburtino, risaliva al giugno scorso. Giorni caldi quelli, dopo lo sgombero dell’accampamento di fortuna a due passi dalla stazione ferroviaria, nel pieno della grande ondata dei disperati provenienti dalle coste del Meridione. Ieri all’alba, invece, un centinaio di agenti e carabinieri con blindati e cani-poliziotto hanno bloccato la strada e sono entrati per identificare gli «irregolari» (fra la settantina di ospiti presenti al momento) come primo atto del piano sicurezza in vista del Giubileo. «Al termine del servizio – si legge in una nota della Questura centrale – 23 stranieri, tra i quali eritrei, etiopi e maghrebini, sono stati accompagnati presso l’ufficio Immigrazione in quanto, all’atto del controllo, sono stati trovati sprovvisti di regolari documenti per la loro identificazione».
IMMEDIATO il commento del ministro dell’Interno, Angelino Alfano: «I controlli al centro di accoglienza per migranti Baobab dimostrano l’efficienza del nostro sistema di prevenzione». Il responsabile del Viminale ha sottolineato come questo stesso sistema abbia permesso, ad esempio, di «individuare perfino il transito per la Grecia e il posto occupato sulla nave di alcuni sospetti; i quali, peraltro, al momento di mettersi in viaggio erano dei liberi cittadini». Per il prefetto della Capitale, Franco Gabrielli, «non è il primo e non sarà l’ultimo intervento: la ratio è molto semplice, verificare in tutta la città la presenza di persone che, a mio giudizio a maggior ragione in questi contesti, devono essere opportunamente identificate».
I controlli al Baobab si sono svolti senza particolare tensione. «A parte – ha raccontato uno dei volontari che assicurano la sopravvivenza della struttura – il caso di un ragazzo di 17 anni della Guinea che non parla né francese né inglese, tremava, era spaurito, ma uno di noi lo ha accompagnato insieme agli agenti della Digos all’ufficio Immigrazione, per dargli un po’ di supporto».
STATISTICHE alla mano, un criterio per stimare il numero dei cosiddetti ‘invisibili’, spauracchio di ogni investigatore che maneggia foto e impronte digitali (magari su passaporti falsi), è quello legato ai rimpatri degli irregolari. Nel 2011 sono stati rimpatriati 20.653 immigrati dei 47.152 censiti come irregolari. Nel 2012, 15.232 su 35.872. Nel 2014, 13.981 su 30.906. Nel primo semestre del 2015 sono stati rispediti a casa 4.675 su 10.148. Morale: in quattro anni e mezzo, circa 70mila su 150mila irregolari sono stati rimpatriati. A parte la possibilità di una «recidiva», cioé un ritorno sulle proprie orme proprio in Italia, sono rientrati nel sistema di vasi comunicanti delle migrazioni in Europa via mare e via terra.