«GUARDIAMO la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania. Sono felici? Quelli che cercano sempre occasioni per imbrogliare, sono felici?». Papa Francesco non aveva parlato a caso, domenica, al Verano. Mentre portava l’omaggio ai defunti sapeva perfettamente che nelle segrete stanze del Vaticano si era compiuta l’opera di «pulizia» contro i nuovi corvi. Un monsignore era già in cella, una collaboratrice laica era stata arrestata e poi rilasciata perché «collabora» alle indagini. E questo significa una cosa sola: parla e ha vuotato il sacco. Le ricerche pazienti della Gendarmeria hanno portato a loro. Per la violazione del computer di Libero Milone, revisore dei conti vaticano. Per i documenti riservati trafugati e che sarebbero la polpa dei libri in uscita, entrambi il 5 novembre, dedicati alle finanze di Oltretevere. Uno di Nuzzi – Via Crucis – e uno di Fittipaldi: Avarizia.
Il Pontefice, liquidato un Sinodo non facile, è nel mezzo della bufera che segue quella che portò alle dimissioni di Benedetto XVI. Allora fu il maggiordomo a finire in cella per il passaggio di carte riservate, oggi è toccato a monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, 54 anni, presule spagnolo vicino all’Opus dei. La laica arrestata e poi rilasciata è Francesca Chaouqui, 33 anni, ex pr di grido calabrese e protagonista di vicende controverse. Dal suo account Twitter erano partite accuse pesanti al cardinale Bertone. Lei negò sempre insistendo sul falso.
MA era tempo fa. Oggi il quadro è mutato ma i veleni restano ugualmente mefitici. Entrambi erano membri della Cosea, la commissionre referente sull’Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede. Furono loro a organizzare il ricevimento su una terrazza del Vaticano per la canonizzazione di Giovanni Paolo II. Circostanza che fece andare su tutte le furie Bergoglio. Anche la commissione, creata per portare trasparenza nelle stanze oscurate del Vaticano, fu sciolta. Troppe cose non andavano, troppe indiscrezioni filtravano. Il Papa disse basta. Il nuovo caso Vatileaks, però si andava già componendo in tutte le sue forme e già da maggio gli investigatori della Santa Sede avevano cominciato ad annodare le fila del canapo che oggi ha fatto finire nella polvere i due. Oltre il portone di bronzo si dice che le prove raccolte siano «molto forti e concrete» e tra sabato e domenica sono stati operati arresti e interrogatori. Finisce, ancora, sotto la lente l’Opus dei che ha già preso le distanze dal monsignore. I due indagati avrebbero trafugato le carte e le avrebbero passate ai giornalisti autori dei volumi di prossima uscita violando l’articolo 10 della Legge IX.
OPERAZIONE che la Santa Sede non esita a definire «frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa». Il Vaticano potrebbe non fermarsi e cercare di intervenire sull’uscita dei due volumi.