Roma. Dzeco diventa un caso, Garcia salvo con il gigante di scorta

DZEKO«NON CERCATE schizzi di sangue, oggi non ci saranno…». Così, in versione Grand Guignol, il ds Walter Sabatini allontana l’ipotesi dell’esonero di Garcia. Almeno per ora. Perchè, è noto, tutto è nelle mani di James Pallotta, che a Boston riflette asciugando i pensieri con il vento della stretta logica. Un solo quesito rimbalza nella sua testa: è Garcia l’uomo che può tenere la Roma in zona Champions? Ben sapendo che non qualificarsi per l’Europa che conta sarebbe un bagno di sangue, questo sì, dal punto di vista finanziario. Eppoi, ancora Sabatini: «Non c’è sangue, ci sarà, ma non quello del mister». Qualcuno pagherà per una Roma che, contro il Genoa (irriconoscibile), non s’è discostata dal recente inguardabile passato, ritorno alla vittoria a parte. Chi? Difficile dirlo. Anche se i riferimenti ai problemi di condizione fisica denunciati da Garcia e Florenzi («Abbiamo poche gambe e poca benzina», ha detto l’azzurro…) fanno riflettere sullo staff dei preparatori. L’Olimpico semi deserto come raramente nella storia del club, stride con i tabelloni pubblicitari che esaltano i quasi 900mila follower su Twitter e le iniziative benefiche e di marketing. Funziona il cuore elettronico del club, mentre quello della piazza non c’è più, reso freddo non solo dalle prestazioni della squadra, ma anche dalla filosofia di un club mai così distante dalla gente per scelte ed esternazioni, non ultima quella di Pallotta sui «veri tifosi». E così, in mezzo al silenzio rotto da un coro isolato che prelude al guizzo di Florenzi, va in scena un classico del calcio: gol e tutti ad abbracciare l’allenatore. Poi c’è tempo per Dzeko che manda a «fuck off» l’arbitro e si becca il rosso e per il bimbo-gol Sadiq, classe ’97. Dirà Garcia: «Se mi sento tranquillo con questa vittoria? Non sono io a poter rispondere».