Roma. Fannulloni, linea dura della Madia. “Licenziare chi timbra e se ne va”

mdiaLE IMMAGINI di quel dipendente del comune di Sanremo, che andava a timbrare in pantofole e mutande per poi risalire in casa, hanno fatto il giro del mondo. Creando uno scandalo che ieri il ministro della PA, Marianna Madia, ha cercato, in qualche modo, di stemperare con un’affermazione forte: «Bisogna licenziare quei dipendenti pubblici che, in maniera sistematica, timbrano e poi non vanno a lavorare».

QUESTA, almeno a giudizio della Madia, sarebbe la strada da seguire proprio nel caso del caso, eclatante, del comune di Sanremo. Sul quale, se fosse per lei, non ci sarebbero da fare sconti: «Un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e poi non ci va – ecco la frase, ripetuta per la platea del convegno Rete Imprese – deve essere licenziato». Ma Madia ha voluto anche sfatare una serie di credenze sugli statali e ha rivolto un appello proprio alla platea di imprenditori presenti per superare «contrapposizioni e luoghi comuni». Uno di questi di cui «ci dobbiamo liberare è che tutti i dipendenti pubblici siano fannulloni».

NON È COSÌ, certo, ma poi chi viene beccato con le mani nella marmellata resta al suo posto, salvo prendersi (al massimo) un provvedimento disciplinare. Insomma, non tutto è male, nel pubblico impiego, ma di sicuro ci sono coperture e tutele che incentivano, più che altrove, comportamenti lassisti. Se, quindi, si potesse licenziare, l’idea di perdere il posto potrebbe costituire un deterrente forte contro i famosi «fannulloni». E il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, non vede l’ora che quel giorno arrivi: «Sugli assenteisti – ecco il suo commento – dico solo che potendo noi li avremmo già licenziati molti anni fa». E «piena condivisione» per la visione del ministro Madia è arrivata anche dal vicepresidente dell’Anci, Umberto Di Primio, sindaco di Chieti. «Ci troviamo di fronte a reati che devono essere perseguiti con la massima determinazione – ha commentato – perché il dipendente pubblico infedele offende chi non ha un lavoro. Ma soprattutto danneggia tutti coloro che lavorano nella pubblica amministrazione con dedizione e spirito di servizio, che sono, occorre ribadirlo, la stragrande maggioranza. Nell’audizione sulla legge di stabilità tenuta ieri in Commissione Bilancio al Senato – ha proseguito ancora – l’Anci ha ribadito la necessità di tornare a incentivare il ricambio generazionale tra il personale dei comuni, tenendo conto che le politiche di contenimento del turn-over hanno determinato un forte incremento dell’età media dei dipendenti e dei dirigenti; purtroppo alcune previsioni contenute nel disegno di legge di stabilità non vanno in questa direzione, ponendosi anzi in controtendenza rispetto alle disposizioni contenute nel decreto Madia dello scorso anno, abbattono il tasso di turn-over al 25% delle cessazioni dal servizio».

IERI, intanto, al Senato, il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri – ha ricordato in un inciso ancora l’esponente Anci – è tornato su questi argomenti, affermando che i nuovi limiti alle assunzioni sono destinati ad accentuare ulteriormente il progressivo elevamento dell’età media dei pubblici dipendenti. «Tornare ad assumere – chiude Di Primio – eliminando il blocco del turn- over, è l’unico modo per rendere competitivi anche sotto il profilo del personale i Comuni».

Il Resto del Carlino