Roma. Filmata mentre fa sesso di gruppo. Il video sul web, tre amici indagati

sessoLei, vent’anni, impiegata in una piccola azienda del Collatino, vuoi per spirito di trasgressione vuoi per assecondare un gioco erotico-amoroso, aveva accettato di essere filmata con uno smartphone mentre faceva sesso con tre ragazzi di poco più grandi, il suo spasimante e due amici di lui.

Finchè quelle immagini non sono diventate virali su Facebook e WhatsApp scatenando un’orgia di commenti. Allora si è decisa a denunciare tutto alla magistratura. Proprio come era accaduto alla 31enne napoletana morta suicida, Tiziana Cantone, vittima sacrificale della web story a luci rosse sfociata in tragedia che ha sconvolto l’Italia. Ma per fortuna senza lo stesso tragico finale.

Succedeva nel febbraio scorso, per puro caso nei giorni in cui un altro appartamento dello stesso quartiere periferico della capitale era teatro del feroce omicidio del giovane Luca Varani al culmine di un triangolo morboso. Ora il pubblico ministero Nicola Maiorano ha concluso le indagini preliminari nei confronti degli ex amici coprotagonisti del video hard amatoriale contestando loro l’interferenza illecita nella vita privata della ragazza, reato che avrebbero commesso infrangendo l’impegno a tenere ciascuno per sé quella specie di trofeo. I tre, di 22, 23 e 24 anni, rischiano fino a 4 anni di carcere.
Sembra che la ragazza avesse un debole per il suo giovane datore di lavoro. E che sia stato proprio lui a proporle di estendere il gioco ad altri due amici, colleghi d’ufficio che lei conosceva anche in quartiere. Alla fine si sarebbero ritrovati in quattro, più o meno adulti, consenzienti e ‘collaudati’. Così lei avrebbe accettato di farsi riprendere. A patto che quella sfida condivisa di una sera rimanesse un segreto, sia pure «di gruppo».

Invece, dopo un pò, le immagini senza veli iniziano a viaggiare sui social e di telefonino in telefonino. Lei è riconoscibile e viene sommersa tanto di ‘gradimenti’ quanto di ‘inimicizie’. E quando non ne può più, si lascia convincere da chi le dice di non stare al gioco dei galli nel pollaio. Prende il suo smartphone e va in procura a denunciare di essere stata ingannata. Un comportamento diverso da quello di una coetanea che, in provincia di Venezia, aveva scelto di tacere anche dopo l’uscita, nel marzo 2015, delle prime indiscrezioni su due video hard fatti-in-casa che spopolavano in Rete e sui cellulari grazie a WhatsApp.

Nel primo lei appariva semplicemente nuda, nel secondo invece si assisteva a un rapporto sessuale completo. Anche in quel caso i protagonisti erano maggiorenni e consenzienti, la procura aprì un fascicolo solo per l’allarme suscitato dagli articoli dei giornali locali. Ma nessuno ha presentato denuncia per la diffusione dei filmati. Il Resto del Carlino