«DRAGHI sarebbe un premier formidabile per il centrodestra».
Suvvia: pensa che accetterebbe?
«No. Però è uno che nei consessi internazionali si è fatto valere. Alla Banca centrale ha tenuto testa ai tedeschi. Non era proprio facile». La partita della leadership per Paolo Del Debbio (nella foto) finisce qui. Non è vero che pensi a Palazzo Chigi. Né che qualcuno gli abbia offerto la guida della coalizione: avrà mille difetti, il conduttore di Quinta Colonna, ma non gli manca la chiarezza. «Non sono l’anti-Renzi. Io la politica non la faccio. Sono un giornalista». E come tale, spiega, gli piacerebbe vedere il presidente della Bce alla guida del Paese «perché saprebbe fare gli interessi degli italiani in sede internazionale».
Salvini non andrebbe altrettanto bene.
«Salvini deve ancora presentare un programma di governo. C’è una manifestazione domenica, vedremo cosa propone. Sicuramente per il centrodestra è quello che ha più voti. E conta: nella determinazione del programma il suo contributo sarà fondamentale».
Non sarà facile conciliare il linguaggio della Lega con quello più moderato di Forza Italia.
«Il problema di Forza Italia non è il linguaggio diverso, ma l’afasia».
Lei ha contribuito a lanciare Forza Italia nel ’94: è un partito morto o ha ancora un senso?
«Oscilla pericolosamente da una parte e dall’altra. Però rimane in campo, come Ercolino sempre in piedi».
Come si ricostruisce?
«Ci vuole un programma e un leader. Bisogna capire se Berlusconi resta o ci mette un altro».
Lo vede Berlusconi allenatore?
«No. Al primo passaggio, entra in campo. Non sa fare l’allenatore, è un giocatore».
Basta Berlusconi per FI?
«No. Non basta più. Ma lo sa anche lui».
Perché tanta indecisione?
«Considera i vari aspetti: considera chi c’è dall’altra parte, la sua età e chi ha da proporre».
Finora ha ucciso tutti i delfini.
«Non solo. Se li tieni sotto l’ala non emergeranno mai. Non si vede il leader se non lo metti alla prova: si comincia con i congressi e si procede così. Alla fine uno viene fuori. Non sarà il massimo, ma meglio del pantano attuale».
A Roma ne sono venuti fuori due: Marchini e Meloni. Chi ha più chance di vincere?
«Se vuoi fare una cosa di centrodestra, devi puntare sulla Meloni. Se pensi solo a vincere, qualunque persona credibile va bene: Marchini, Marcucci, Marchetti, Marconi…».
Ma la Meloni arriverebbe al ballottaggio con i Cinquestelle?
«La conosco bene. È una persona che può vincere. A Roma porta a casa la vittoria chi saprà parlare bene alle periferie, perché la maggior parte dei romani abita lì, e avrà un progetto convincente. Lei ce la può fare».
C’è un anti-Sala a Milano?
«Non lo so. Ho visto che Berlusconi vuole candidare Scaroni. Se non altro, sistemerà l’illuminazione poiché è stato l’amministratore delegato di Enel».
Che succede se Renzi perde Milano, Roma e Napoli?
«Anche niente. È forte».
Berlusconi dovrebbe andare a Bologna con Salvini?
«Dipende. Se va a Bologna e dice cose adatte a lisciare il popolo leghista e il giorno dopo se le rimangia, è meglio stia a casa. Se ci va perché con Salvini si trovano punti di contatto e rilanciano la coalizione forse è bene che ci vada».
La Repubblica