FARE una lista unica con Salvini e Meloni, ma senza cedere lo scettro. Silvio Berlusconi punta sulle amministrative per restituire centralità a Forza Italia: «Nonostante la mia età sono obbligato a tornare in campo per non consegnare il paese a Grillo». Stasera andrà a Porta a porta da Bruno Vespa ma, assicurano i suoi, non si fermerà lì: ci saranno altre apparizioni, conferma ai coordinatori regionali che vede in serata a Palazzo Grazioli assieme ai vertici del partito. I report sulla sua scrivania testimoniano come i passaggi televisivi dell’alleato Matteo non siano estranei alla crescita della Lega.
NON AVRÀ per ora portato voti, ma la manifestazione di Bologna inizia a produrre i primi effetti. Gettata alle ortiche la diffidenza di un tempo, il leader del Carroccio ammette: «La lista unica a destra, con questa legge elettorale, è necessaria». Gli fa eco Toti: «Se vogliamo essere competitivi, è la strada che percorremo nel 2018».
Però la fibrillazione dentro Forza Italia è palpabile: gira voce tra gli azzurri che Salvini abbia già rivendicato il 65% delle candidature. Considerando che – se tutto va come previsto da Renzi – con la modifica del Senato ci sarà posto per i parlamentari solo alla Camera, si capisce perchè cresce il panico.
Al Nord si prospettano spazi risicati per gli azzurri: molto più ampi al Sud, dove per la legge del contrappasso sono i leghisti ad avere problemi. Poi è chiaro: la partita è appena iniziata, fondamentale per buttarsi a ragionare su numeri veri il risultato delle amministrative. Campo in cui il centrodestra balbetta: «Stiamo facendo il coordinamento sulla legge di stabilità – garantisce Nunzia De Girolamo –, daremo una botta sulla manovra per dimostrare che siamo uniti e poi ci sarà il tavolo per le amministrative». Capitolo che registra una certa confusione: le due piazze più calde sono Milano e Roma. Sulla base di una serie di sondaggi noti a destra, Salvini sarebbe il candidato con migliori chance, ma continua a declinare l’invito: «Il sogno è fare il sindaco ma non adesso».
HA ALTRI progetti nella testa che passano per la nascita di una Lega nazionale, e s’incrociano con l’esigenza di aumentare la sua statura internazionale. Di qui, una serie di viaggi in paesi esteri, tra cui quello in Israele che avrebbe dovuto realizzarsi in questi giorni ma è stato rinviato al prossimo anno, secondo quanto assicurato dall’ambasciatore israeliano in Italia, Gilon. La versione ufficiale – messa per iscritto in una lettera e diffusa dal Carroccio – parla di un Parlamento israeliano impegnato nella legge di stabilità, con la maggioranza che, avendo numeri assai risicati, non può ora dedicare tempo a Salvini. I suoi nemici, (tutta la sinistra e un pezzo moderato di FI) sottolineano invece che la visita sarebbe stata giudicata inopportuna alla luce delle posizioni assunte in Europa e su immigrazoni e dintorni.
Uno stop che offre argomenti ai moderati azzurri per contestare la leadership di Salvini: l’incandidabilità (causa sentenza Mediaset) nega a Berlusconi la possibilità di gettarsi nella mischia, ma lui – ripetono i suoi – continua a pensare a un esponente della società civile, convinto che pure Matteo dovrà fare di necessità virtù. «Con la lista unica arriviamo al 32-34% e possiamo andare al ballottaggio». Intanto, pensa al restyling di FI. Entro il mese, l’ex premier chiuderà la nomina dei responsabili dipartimenti del partito. Alla faccia di chi, come l’alleata Meloni, sostiene che il suo tempo in politica è concluso. «Berlusconi è sicuramente un protagonista della politica italiana, purché non decida di giocare lo stesso ruolo che ha giocato vent’anni fa».
Il Corriere della Sera