Roma. Francesco e la “Chiesa mamma” contro odio, violenza e terrorismo

Papa FrancescoL’annuncio l’aveva dato a sorpresa lo scorso 13 marzo, secondo anniversario della sua elezione, durante una liturgia penitenziale nella Basilica di San Pietro. L’Anno Santo straordinario della Misericordia che si apre l’8 dicembre e che durerà fino al 20 novembre 2016, è arrivato come una sorpresa per tutti, comprese le autorità italiane. Eppure non deve stupire l’iniziativa di Papa Francesco in un mondo in cui si combatte la «terza guerra mondiale ma a pezzi», dove l’odio, la violenza e il terrorismo ammantato di religione minacciano sempre più da vicino anche chi era abituato a vedere certe immagini soltanto alla Tv, comodamente seduto nel proprio salotto. Un mondo che ha urgente bisogno di riconciliazione, pace, perdono.

 

Non deve stupire innanzitutto perché il tema della misericordia è sempre stato centrale nel magistero del Pontefice argentino. Anzi, ne rappresenta il tratto più significativo. «Il messaggio di Gesù è la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore», aveva detto nell’omelia a braccio nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano, quattro giorni dopo essere diventato Papa. «Io credo che questo sia il tempo della misericordia», aveva ripetuto nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal suo primo viaggio internazionale in Brasile, il 29 luglio 2013. «La misericordia non è solo un atteggiamento pastorale, ma è la stessa sostanza del Vangelo», aveva scritto in una lettera inviata nel marzo scorso all’Università cattolica argentina.

 

Con queste parole Francesco aveva annunciato l’Anno Santo: «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”».

 

La grande chiamata, la grande opportunità del perdono e della riconciliazione, è a presentare sempre di più il volto di una Chiesa che sia «mamma», come aveva spiegato nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Rio de Janeiro: «La Chiesa deve andare a curare i feriti, con misericordia. Se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti… È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia».

 

«La strada della Chiesa – aveva detto il Papa nell’omelia dello scorso 15 febbraio davanti ai nuovi cardinali – è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle “periferie” dell’esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio; di seguire il Maestro che disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano”». È l’immagine di una Chiesa «ospedale da campo», cioè capace di curare le ferite più gravi come ai margini di una battaglia, quando i medici cercano di evitare che la gente muoia. Fuori di metafora, significa cercare di spalancare le porte per accogliere tutti, di raggiungere tutti con il cuore del messaggio cristiano, quello di Dio che abbraccia e perdona.

 

Non è una novità, era già accaduto in passato, e questa volta sarà ancor più sottolineato: anche se tradizionalmente legato al pellegrinaggio a Roma e all’attraversamento della Porta Santa delle basiliche papali, il Giubileo sarà celebrato diffusamente in ogni diocesi, in ogni chiesa. E dunque in ogni diocesi, nelle cattedrali ma anche nei santuari sarà possibile viverlo attraversando le innumerevoli Porte Sante. Come particolare segno di vicinanza a chi è in carcere, Francesco, nella lettera inviata all’arcivescovo Rino Fisichella, incaricato di organizzare l’Anno Santo, ha scritto che la porta di ogni cella potrà diventare Porta Santa.

 

Il Papa ha anche deciso di estendere a ogni sacerdote la facoltà di assolvere il peccato di «procurato aborto», che prevede la scomunica e che solitamente può essere assolto dal vescovo o da sacerdoti da lui delegati. Papa Bergoglio pensa «in modo particolare a tutte le donne» che hanno abortito, dicendo di conoscerne «i condizionamenti» e il «dramma esistenziale e morale». «Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato», soprattutto quando «con cuore sincero» ci si accosta alla confessione.

 

Francesco desidera inoltre che questo Giubileo sia caratterizzato da una particolare attenzione ai poveri e ai sofferenti. Ai grandi raduni e al moltiplicarsi delle celebrazioni per le varie categorie di persone, preferisce l’impegno concreto nelle opere di misericordia come dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati; vestire chi è nudo, dare alloggio ai pellegrini e ai rifugiati, visitare gli ammalati; visitare i carcerati, consolare gli afflitti.

La Stampa