Roma. Gli italiani accettano le unioni civili, ma dicono no alle adozioni per i gay

just-married-gay-marriageIL DIBATTITO sulle unioni civili è entrato in questi giorni nella sua fase più accesa. Da qui al prossimo 26 gennaio verranno depositati al Senato gli emendamenti al progetto di legge Cirinnà che, infine, giungerà all’esame dell’Aula e tra gli italiani il tema genera forti prese di posizione e divisioni.
Oggi, secondo sondaggi condotti da IPR Marketing, il riconoscimento delle unioni civili eterosessuali vede il 74% di cittadini favorevoli, in linea con i nuovi stili di vita. Tutt’altro discorso, però, se si passa alle unioni tra cittadini delle stesso sesso: in questo caso, la platea dei sì perde quasi 30 punti percentuali, attestandosi al 46% (i no totalizzano il 40%). Ancora inferiore la propensione a riconoscere a queste ultime la possibilità di unirsi ‘in matrimonio’: i favorevoli scendono al 38%.

MA IL CAPITOLO senza dubbio più sensibile e controverso è quello delle adozioni. A dispetto delle forti istanze di parità, si coglie una grande asimmetria: i favorevoli a concedere questa possibilità a una coppia eterosessuale sono il 50%, a una omosessuale scendono addirittura al 15%. Su queste divaricazioni intervengono in modo significativo considerazioni di carattere etico e, come è facile immaginare, gioca un ruolo determinante la professione della fede cattolica (ma non sulla possibilità di adozione, che appare una posizione trasversale).

TRA CHI si dichiara praticante il riconoscimento civile di coppie eterosessuali è generalmente ammesso, mentre su quelle omosessuali prevalgono in modo schiacciante i no (66%), con distinzioni pressoché inesistenti sull’alternativa tra ‘unioni’ o ‘matrimonio’ vero e proprio. Se si allarga la platea ai cattolici ‘non praticanti’, diversamente, la contrapposizione si ammorbidisce e i sì risultano leggermente superiori (45%). Il tema dei diritti specifici (assistenza familiare al partner malato, reversibilità della pensione, adozione), invece, vede gli italiani assumere posizioni più articolate. Su due questioni, larga parte del campione è propensa ad andare incontro alle richieste delle coppie omosessuali: la possibilità di assistenza di un partner convivente in caso di ricovero ospedaliero (72%) e l’ammissione quale erede naturale pro-quota con altri eventuali familiari in caso di decesso del partner (55%). Respinte, diversamente, la garanzia del mantenimento economico in caso del rapporto di convivenza (favorevole il 44%), così come la reversibilità della pensione del convivente (32%).

IN SINTESI, nelle relazioni etero la possibilità di un riconoscimento giuridico pieno è tendenzialmente accettata, con sfumature diverse rispetto al riconoscimento di specifici diritti (in linea di massima sempre accolti). Riguardo alle coppie gay, invece, si fronteggiano ancora due fazioni piuttosto solide e agguerrite, e il tema del riconoscimento dei diritti vede ancora prevalere su buona parte delle opzioni una forte maggioranza di contrari.

L’ESTENSIONE alle coppie etero unite civilmente delle prerogative delle coppie sposate ha richiesto da parte dell’opinione pubblica una lunga fase di elaborazione: non stupisce, perciò, la fatica con cui la maggioranza degli italiani tenda ad ammettere per le unioni omosessuali diritti analoghi. Il cambiamento degli stili di vita e l’accettazione dei nuovi comportamenti sono processi lunghi che si metabolizzano nel corso di molti anni. Per esempio nei sondaggi effettuati dieci anni fa si registravano molte resistenze all’approvazione del riconoscimento delle unioni civili etero: allora i contrari superavano i favorevoli.
Oggi l’opinione è cambiata. Quindi, probabilmente, anche l’apertura verso i diritti delle coppie omo ha bisogno di un tempo maggiore per poter passare dalla presa d’atto a una fase di accettazione sociale. Tra l’altro mentre la problematica dei diritti delle coppie di fatto era già in agenda all’inizio degli anni 2000, il riconoscimento delle unioni tra gay è entrato nell’agenda politica e nel dibattito pubblico solo qualche anno fa.
Pertanto la scelta del presidente del Consiglio – stando alle ultime indiscrezioni – di concedere alla sua maggioranza libertà di coscienza al momento del voto può risultare, sulle prime, politicamente debole. Tuttavia, il tema in discussione è talmente delicato e intricato da suggerire cautela, e scoraggiare qualsiasi prova di forza.

Resto del Carlino