Roma. Il Papa: “la pensione è un diritto. Vergognoso far lavorare in nero”

Papa FrancescoIL LAVORO, il diritto al riposo e alla pensione, le tutele per le donne lavoratrici. Bergoglio ruba il palco ai sindacalisti parlando, a braccio, a dipendenti e dirigenti dell’Inps riuniti a piazza San Pietro. All’incirca 23.000 persone dinanzi al Pontefice per ascoltare il suo anatema contro il lavoro nero e l’appello disperato sui diritti. Primo fra tutti quello al riposo e «il vero riposo viene proprio dal lavoro». «Tu puoi riposare – ha specificato il Pontefice – quando hai un lavoro sicuro che dà dignità a te e alla tua famiglia». Perché, al centro di tutto c’è un imperativo: «Non dimenticare l’uomo».

L’INCONTRO era stato preceduto dal saluto del presidente dell’Inps, Tito Boeri, con i suoi drammatici dati. In Italia, ha riferito Boeri, ci sono quattro milioni di nuovi poveri creati dalla crisi economica. E’ questo il fronte più caldo: gli sportelli per la disoccupazione dove le domande riescono ad essere esaudite solo in parte per le falle del Welfare.
Il Papa non ci ha girato attorno e ha attaccato: «E’ vergognoso» che ai lavoratori sia chiesto di rinunciare ai propri diritti. E’ vergognoso che sia chiesto ad una persona di lavorare mesi e mesi senza riposare. «Succede in tutto il mondo e succede anche qui» ha aggiunto Francesco affondando: «Il lavoro non può essere un mero ingranaggio del meccanismo perverso che macina risorse per ottenere profitti sempre maggiori; non può essere prolungato o ridotto in funzione del guadagno di pochi e di forme produttive che sacrificano valori, relazioni e principi». E l’economia «non può ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando nuovi esclusi». «La dignità della persona umana non può essere mai pregiudicata, neanche quando smette di essere economicamente produttiva».

ECCO perché, dice il Papa, non deve mai mancare l’«assicurazione per la vecchiaia, la malattia, gli infortuni legati al lavoro. Non manchi mai il diritto alla pensione e, sottolineo, il diritto perché di questo si tratta». Con il cambiare dei tempi sono mutati anche i ritmi, dice Francesco e, a volte, l’eventualità del riposo è stata «rinegoziata fino ad estremismi aberranti, come quello che arriva a snaturare l’ipotesi di una cessazione lavorativa». E ancora, sulle donne: «Non manchino le sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie. Non manchi un’attenzione privilegiata per il lavoro femminile, nonché quell’assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce e chi la serve quotidianamente».
Parole pronunciate dinanzi a lavoratori che «del giusto riposo dei figli di Dio» sono «in un certo senso, collaboratori». «Questo – ha aggiunto – è un onore che diventa al tempo stesso un onere. Siete chiamati a far fronte a sfide sempre più complesse che provengono sia dalla società odierna, sia dal mondo del lavoro, piagato dall’insufficienza occupazionale e dalla precarietà delle garanzie che offre».
Silvia Mastrantonio

La Stampa