Roma. Il Sinodo apre ai divorziati risposati «L’ostia? Valutare caso per caso»

papa-bergoglio3-223981AL SINODO dei vescovi passa la linea dell’apertura ai divorziati risposati. Anche quello che era il nodo di maggior divisione nell’assemblea trova nel documento finale la maggioranza dei due terzi, dando così il via libera alla strada della valutazione caso per caso per la riammissione ai sacramenti. Insomma, si può parlare di svolta: cade il divieto assoluto di concedere l’ostia a chi è unito in seconde nozze.
Anche se con un solo voto in più rispetto al quorum dei due terzi, la maggioranza qualificata premia la linea del ‘discernimento’ delle situazioni di persone risposate, affidato al confessore. E la convergenza è stata trovata proprio sulla proposta tedesca, quella che nel lavoro dei circoli minori degli ultimi giorni è riuscita a mettere d’accordo personalità alla vigilia su fronti completamente opposti: da una parte l’inflessibile custode della Dottrina, il cardinale Gerhard Mueller, dall’altra il teologo padre della via penitenziale, Walter Kasper, insieme ad altri aperturisti come Reinhard Marx e Christoph Schoenborn.

DOPO aver sottolineato l’apprezzamento per chi pur divorziando resta fedele al precedente matrimonio sacramentale, la relazione finale nella sezione ‘discernimento e integrazione’, si addentra in tre punti nella spinosa questione dei divorziati con un’argomentazione che riprende ma va oltre la
Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, l’ultimo grande documento della Chiesa sulla famiglia. Il punto 84 invita a «discernere quali delle diverse forme di esclusione», dei divorziati risposati, «possano essere superate», tenendo conto del fatto che «non solo non devono sentirsi scomunicati ma possono vivere come membra vive della Chiesa» (187 sì, 72 no alla votazione). Quindi, l’85 stabilisce che è «compito dei presbiteri accompagnarli sulla via del discernimento» prevedendo «un esame di coscienza tramite momenti di riflessione di pentimento». Qui si elencano i criteri, dal comportamento verso i figli ai tentativi di riconciliazione effettuati, alla situazione del partner abbandonato. In altre parole, viene sancito che la responsabilità non è la medesima in tutti i casi (178 sì, 80 no). Al punto 86 infine, affida al colloquio col sacerdote, in foro interno, la possibilità di superare gli ostacoli a una piena partecipazione alla vita della Chiesa (190 sì, 64 no). Insomma, il confessore ha un ruolo chiave.

RESTA in ombra nel documento finale la questione dell’accoglienza dei gay limitata a un laconico invito al rispetto della dignità e all’accompagnamento delle famiglie al cui interno vivono persone omosessuali, unito a un netto no ai progetti di equiparazione del matrimonio omosex (le unioni tra persone dello stesso sesso sono fuori dal «disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia») e alle pressioni internazionali per condizionare in questo senso le politiche degli stati.
Ora sarà il Papa a decidere. I padri sinodali in chiusura della relazione, chiedono al Pontefice che valuti l’opportunità di «offrire un documento sulla Famiglia». Un testo, dunque, che supererà la Familiaris Consortio, valutata come ormai datata. L’esito di queste tre settimane di sinodo segna senza dubbio la vittoria del fronte riformatore guidato da quel Kasper che proprio il Papa aveva voluto tenesse la sua relazione sulla via penitenziale di fronte a tutti i cardinali riuniti in concistoro nel febbraio dell’anno scorso, all’inizio di tutto questo cammino sinodale.