Roma. Interrogatori senza registratori, costretti alla colletta per comprarli

poliziaLE NORME prevedono che le testimonianze raccolte da minori, con tutte le cautele del caso, siano audioregistrate. Lo dice la legge ma se il reparto della Mobile non ha il registratore e la videocamera in dotazione che cosa si fa? «Una colletta tra poliziotti per comprare le attrezzature: registratore e video. Non ci sono alternative». E se la questura non ha collegamento internet come si può navigare e seguire le tracce in rete di un sospetto? Con le chiavette personali degli agenti, è semplice. Tutto questo potrebbe essere confuso per una barzelletta ma è la verità. Succede a Pistoia dove lavora Andrea Carobbi Corso, da vent’anni alla Squadra Mobile e attualmente assegnato alla seconda sezione, competente per i reati contro la persona e le fasce deboli. Come, appunto, i bambini.
C’è stata una manifestazione a Roma per protestare e raccontare come si lavora nelle questure. È proprio così?
«È anche peggio perché ogni città ha una realtà diversa ma sono tutte ugualmente critiche. Mancano mezzi, uomini, tecnologie. E spesso chi fa lavoro investigativo deve improvvisarsi ‘creativo’ mentre la criminalità viaggia sempre due passi avanti».
Che cosa significa creativo?
«Dico, per esempio, che se si deve procedere con intercettazioni ambientali in qualche modo si devono sistemare le apparecchiature dove servono. Ma non ci sono strumenti per bypassare gli allarmi, tanto per citare un caso. Occorre avere fantasia».
Con i minori, poi, ci vogliono accortezze particolari.
«Già. Con i colleghi abbiamo comprato, a spese nostre, alcuni giocattoli e allestito una specie di luogo dove farli disegnare. Ma è tutto fatiscente, sporco. Hanno tagliato anche sulla ditta delle pulizie».
Però so che in vista c’è il trasferimento in una nuova sede. Peraltro costata qualcosa come venti milioni di euro…
«È pronta dal 2012. Ma a un certo punto si è bloccato tutto. L’abbiamo chiamato il Polo della sicurezza di Pistoia. Tra via libera e stop stiamo ancora aspettando. Ci sono stati problemi di fondi, tanto per cambiare. Non c’erano i soldi per pagare l’affitto».
Che prospettive avete?
«Speriamo di traslocare entro un anno e nel frattempo continuiamo a pagare la locazione qui, nel vecchio condominio».
Lei è anche segretario provinciale del Sap. Che cosa le chiedono i colleghi?
«Manca tutto. Mancano i caschi per fare ordine pubblico, tanto per dire. Quelli che ci sono risalgono al 1990 e si sbriciolano letteralmente. Come si fa ad andare in piazza così? I giubbotti antiproiettile, poi, sono prossimi alla scadenza».
La Mobile fa servizi investigativi. Almeno su questo fronte siete coperti?
«Abbiamo quattro auto, come si dice, ‘civetta’. Ma due sono identiche per colore e modello e tanto inosservate non passano. Spesso, allora, preferiamo impiegare le nostre vetture, più anonime».
Lei parlava della criminalità che è sempre due passi avanti. Non è una bella prospettiva…
«È una questione di mezzi, non certo di impegno. Noi ce la mettiamo tutta a sopperire alle falle. Che so, in Questura non c’è Adsl. Questo significa che per viaggiare nei social, e spesso ci è molto utile per il nostro lavoro, dobbiamo fare a carico nostro con le chiavette personali per avere il collegamento. Poi, ovviamente, dobbiamo giustificarci dinanzi al magistrato».
Le radio almeno funzionano?
«C’è la Stradale che ha grossi problemi per alcune zone d’ombra sull’A11, l’autostrada non è totalmente coperta».

LA STAMPA