Roma. La lettera di Renzi ai prof: «Abbiamo messo fine all’odioso precariato»

renzi 4La prima lettera, in maggio, per spiegare nel dettaglio i contenuti della riforma della scuola. Oggi il premier, Matteo Renzi, prende nuovamente carta e penna e invia a tutti gli insegnanti assunti proprio grazie alla riforma, un lungo messaggio per dare loro il benvenuto «nella comunità delle donne e gli uomini che lavorano a tempo indeterminato per lo Stato». E lo fa in una forma che gli consente di rivolgersi anche a compagni dissidenti ed ex – di partito: «La mia generazione è cresciuta all’insegna del precariato – scrive il premier nella sua enews settimanale -. Doveva essere flessibilità, spesso era solo precariato, talvolta al limite dello sfruttamento. Credo che essere di sinistra non sia fare i convegni o organizzare piccoli partiti che non vinceranno mai. Essere di sinistra – e ancora prima essere per la giustizia sociale e per l’uguaglianza – significa lottare contro il precariato. Negli ultimi vent’anni solo due leggi hanno ridotto il precariato: il JobsAct e la Buona Scuola».

50mila proposte di assunzione

Ieri sono partite le ultime 50mila mail di proposta di assunzione per l’ultima fascia degli aventi diritto. «Cinquantamila insegnanti italiani, costretti per anni a un precariato umiliante e disorganizzato, hanno ricevuto la proposta di assunzione a tempo indeterminato. Un altro impegno mantenuto. Ho scritto a loro questa lettera», comunica il premier nella «enews». Segue il testo, che inizia con: «Gentile Professoressa, gentile Professore, La ringrazio per aver accettato la proposta che il Ministero Le ha formulato ieri…».

Odioso precariato

«Per anni le Istituzioni hanno permesso che si creasse un ingiustificato e odioso precariato tra i docenti. Conosco bene la rabbia e la frustrazione che tutto ciò ha provocato in molti suoi colleghi. Non poter assicurare continuità educativa ai ragazzi, dover cambiare istituto ogni anno senza una progettualità, ricevere la lettera di licenziamento alla fine dell’anno scolastico anziché gli auguri di buone vacanze. Essere considerati pacchi postali da spedire in varie zone della provincia e attendere le convocazioni di fine agosto come un rito umiliante e angoscioso. So quanto per molti di voi tutto ciò sia stato vissuto come una profonda ingiustizia: impossibile del resto apprezzare uno Stato che rende precario il lavoro più importante, quello di insegnante».

«Il nostro dovere»

Il premier prosegue: « Le cose sono cambiate. Con la Buona Scuola abbiamo innanzitutto messo più soldi nell’educazione, più soldi per i professori, più professori per i nostri figli contro l’insopportabile filosofia delle classi pollaio. E con la Buona Scuola abbiamo anche messo la parola fine al modo scandaloso con cui vi hanno trattato in questi anni. Vorrei essere chiaro: abbiamo solo fatto il nostro dovere, niente di più. Lo Stato infatti aveva formato Lei e i suoi colleghi per diventare professori. Vi aveva attribuito il diritto di diventarlo. E poi vi ha lasciato per anni nel limbo. Non abbiamo fatto niente di speciale, solo il nostro dovere. Ma ci abbiamo messo passione, impegno, determinazione. Senza la Buona Scuola gli insegnanti sarebbero restati per anni, qualcuno per più di un decennio, precari, ostaggi di convocazioni, graduatorie, punti da conquistare con discutibili procedure».

Il Corriere della Sera