Roma. E l’ex Mineo sparge veleni sul leader. “Succube di una donna bella e decisa”

boschi«LUI lo sa che io lo so». Si parte sempre così quando si vuole colpire al cuore. E Corradino Mineo, senatore fuoriuscito dal Pd, aveva proprio intenzione di colpire basso dopo aver letto, con sorpresa, le anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa, nel quale Renzi svela un dialogo privato con lo stesso Mineo ed esprime giudizi poco lusinghieri nei confronti dell’ex direttore di Rainews («casomai si dimette dal Pd, ma la poltrona non la lascerà mai»). Per chi lo conosce, Mineo è un sanguigno, ma ieri l’affondo – privato e per questo urticante – è stato lanciato con la freddezza della determinazione a ferire.
NE È NATO un lungo comunicato nel quale Mineo allude pesantemente al privato di Renzi. Svelando: «So quanto si senta insicuro quando non si muove sul terreno che meglio conosce, quello della politica contingente». Il peggio viene dopo: «So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa. Fino al punto – ecco il colpo basso – di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo». «Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private», rivendica Mineo. «Non mi chiamo Renzi, non frequento Verdini, non sono nato a Rignano», scrive ancora. È sicuramente il passaggio più scottante. Per quell’obliquo e discutibile «lui sa che io so» e, ovviamente, per la comparsa di quella «donna bella e decisa» capace di far sentire «subalterno» un politico, il premier, perennemente impegnato a mostrarsi sicuro e vincente. Davvero, un colpo basso. Dov’è difficile, peraltro, non intravedere il profilo del ministro Maria Elena Boschi. Ed è tanto evidente questo riferimento, sottolineato anche da Enrico Mentana nel tg delle 20 di ieri e da vari siti nazionali, da provocare la reazione sdegnata delle donne del Pd: «Siamo schifate dalle allusioni di Mineo, i suoi sono pizzini senza destinatario e senza senso, che descrivono solo il livore del suo autore. Se la ‘cosa rossa’ comincia così, andiamo bene». Il sottosegretario Lotti rincara: «Questo odio personale supera ogni decenza. Auguri a chi va con Mineo. Fa sorridere di gusto etichettare Matteo come subalterno a noi, suoi amici». Di «delirio da Croce Rossa» parla il vicepresidente della Camera Giachetti.
LA LEVATA di scudi del Pd porta, nelle ore, i siti a cancellare il nome del ministro. Ma ormai la frittata è fatta. Perfino la sinistra dem decide di uscire per prendere le distanze da Mineo. «Parole che si commentano da sole. Meschinità che superano i confini della lotta politica», dice il bersaniano Gotor. Davvero, ci voleva una presunta femme fatale per costringere la sinistra dem e gli scissionisti del Nazareno a difendere Renzi. Ma si sa, la calunnia è un venticello, dice il vecchio adagio. Che se non controllata a dovere, può trasformarsi in uragano. Ben peggiore di una scissione…

La Stampa