Roma. Lo Stato deve un tesoro alle imprese

SoldiUN PO’ meglio. Solo un po’ meglio rispetto a tre anni fa, perché il problema dei pagamenti ritardati della Pubblica amministrazione alle aziende fornitrici resta. Meno grave comunque grazie alle nuove norme. Come l’aver recepito la direttiva europea per il limite di 30 giorni per i pagamenti (60 per settori come la Sanità) e come l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria, estesa dallo scorso 31 marzo a tutte le Amministrazioni, che ha permesso controlli più efficienti. Ma soprattutto grazie ai fondi, circa 56 miliardi, messi a disposizione in tre tranche con i decreti legge (35, 102 e 66) varati tra il 2013 e il 2014.
Il risultato, secondo un ‘occasional paper’ della Banca d’Italia pubblicato il mese scorso e dedicato proprio a questo problema, è che molto è stato fatto ma molto rimane da fare. Le «ingenti risorse» messe a disposizione dal Tesoro, la nuova normativa in materia e «l’attenzione politica» al problema, spiegano gli economisti di Bankitalia, hanno ridotto di 20 miliardi negli ultimi due anni i debiti contratti dalla Pubblica amministrazione. Ma non basta: per riportarli entro limiti fisiologici e rispettare le regole Ue sarebbe necessario un abbattimento di 50 miliardi sui 70 stimati a fine 2014 da Bankitalia (cifra quasi invariata) rispetto al picco di 90 del 2012.
PERCHÉ, se il ministero dell’Economia ha stanziato 56 miliardi, la situazione è migliorata solo di 20? Secondo lo studio di Bankitalia, alcuni enti «potrebbero avere destinato parte dei fondi ricevuti al finanziamento di nuove spese, anziché alla riduzione dei debiti commerciali pregressi». Insomma, senza arrivare al teorema (per ora non dimostrato) di chi sospetta l’utilizzo di quei fondi per finanziare la spesa corrente di alcune Regioni, il circolo continuerebbe a essere vizioso, con debiti pregressi non saldati e nuovi debiti che si accumulano con ulteriori ritardi. Che oltre al comparto della Sanità colpiscono le grandi aziende industriali e dei servizi e le Pmi, in particolare nell’edilizia.
UNA SITUAZIONE segnalata qualche giorno fa da Confindustria nell’audizione in Parlamento sulla legge di Stabilità. L’associazione guidata da Giorgio Squinzi ha riconosciuto che le misure varate dal governo dal 2013 per accelerare il pagamento dei debiti della P.A. «hanno prodotto risultati importanti» ma per ricondurre il problema entro limiti fisiologici bisognerebbe ridurre l’ammontare del pregresso di 50 miliardi. Ma anche monitorare esattamente l’entità del debito (sul sito del Mef si segnalano 14 milioni di fatture per 84 miliardi, di cui 25 miliardi pagati entro 39 giorni, ma i dati riguardano in particolare 6400 enti attivi sulla piattaforma rispetto a un totale di oltre 20mila) e risolvere il problema delle partecipate, escluse dai provvedimenti attuati in questi tre anni.
Così, avverte Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, nonostante i tempi di pagamento nell’ultimo anno, secondo Intrum Justitia, siano scesi di 21 giorni, la «nostra P.A. si conferma la peggiore pagatrice d’Europa visto che salda mediamente i propri fornitori dopo 144 giorni contro i 38 della media europea».

Il Corriere della sera