Beppe nel simbolo del Movimento 5 stelle non c’è più. Eppure è ancora Beppe che decide se sei dentro o fuori. “In nome e per conto di Beppe Grillo viene sospeso con effetto immediato dal MoVimento 5 Stelle” recita una mail perentoria arrivata ieri nella casella di posta elettronica dell’attivista bolognese Lorenzo Andraghetti che aveva sfidato apertamente Massimo Bugani, lo showman presentatore della kermesse 5 stelle di Imola, il candidato naturale di Bologna, secondo il comico genovese e Luigi Di Maio.
«Candidato naturale lo diceva Berlusconi ad Alfano» aveva osservato Marco Bosi, capogruppo di maggioranza nella Parma grillina. E infatti l’espressione aveva fatto drizzare i capelli a molti, tanto che in pochi giorni è spuntata un’altra agguerrita sfidante e sono montate le proteste della base bolognese, dell’eurodeputato Marco Affronte e della parlamentare Elisa Bulgarelli. Di Maio, come sempre, con tono compassato, aveva cercato di sedare gli animi e in tv aveva annunciato che va bene, via libera alle primarie. Tempo massimo per presentare le liste alternative a Bugani: dieci giorni. Termini stringenti che non hanno fatto altro che avallare l’idea che le “buganarie” come le aveva chiamate Andraghetti, fossero ancora più blindate.
Ci ha messo un po’ di tempo per venire allo scoperto, Andraghetti, 28 anni, grillino storico, ex assistente parlamentare del deputato 5 stelle ferrarese Paolo Bernini , il primo non eletto quando Giovanni Favia entrò nel consiglio comunale di Bologna nel 2009, con il 3,01%, ma alla fine è sbottato. Non è servito ad aprire il confronto. Anzi, il file Andraghetti è stato archiviato ieri con in clic. «Bugani ha dato l’ordine di espulsione e Casaleggio ha eseguito» sintetizza Andraghetti stesso. Anche lui, come i tre consiglieri di maggioranza di Livorno che hanno votato contro il sindaco Filippo Nogarin, ha ricevuto una mail in cui lo si accusa di aver boicottato Bugani e di aver partecipato alla riunione fondativa di “Alternativa Libera”, gruppo di ex grillini espulsi.
«Perché Casaleggio può andare a Cernobbio e io non posso andare ad ascoltare un’assemblea? – spiega Andraghetti – Chi mi ha espulso? Lombardi, Crimi e Cancelleri: un comitato di nominati (con voto online non certificato) nel giorno della vigilia di Natale del 2014. Anche Di Maio ha fatto una pessima figura, ha recitato un copione come tutti quelli del direttorio che non sono altro che portavoce di Casaleggio». «Ho dato sette anni a questo movimento – racconta Andraghetti –Ma voglio dire che morto un Andraghetti ce ne sarà un altro, perché il movimento non era questo e i dissidenti sono tanti».
E infatti i maldipancia, nella culla emiliano romagnola del M5S, vanno avanti da anni. «Nel 2011 avevo criticato Favia per una questione di rendicontazione dei soldi – ragiona Andraghetti – Avevo proposto una redistribuzione tra noi attivisti di provincia per coprire le spese dell’attività politica. Beppe disse che i soldi erano i suoi e avrebbe fatto come voleva ». Gli scontrini sarebbero arrivati molto dopo ma Grillo faticava già tra tutti quei distinguo che la base gli agitava davanti. «Beppe mi rispose che volevo fondare un partito. Ora hanno rimosso tutti i miei articoli sul sito del M5S. Un’operazione di cancellazione della memoria ». È l’epurazione 2.0, bellezza.