UNA STOCCATA in piena regola, con tanto di numeri e conseguenze da trarre.
«Gli evasori danneggiano la comunità nazionale – avverte il Presidente Sergio Mattarella – e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero». Non basta.
«Un’evasione da 122 miliardi di euro – insiste – vuol dire 7 punti e mezzo di Pil. Soltanto dimezzandola si potrebbero creare oltre 300mila posti di lavoro».
E proprio il lavoro che manca, assieme alla denuncia delle disuguaglianze e delle necessità di interventi per i più deboli, è l’altro caposaldo del pungolo presidenziale: «L’occupazione è tornata a crescere. Ma questo dato positivo non pone ancora termine alle difficoltà quotidiane di tante persone e di tante famiglie. Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani».
CI VUOLE «dunque l’impegno delle Istituzioni italiane – dice Mattarella – per corrispondere con garanzie solide alle legittime aspettative delle componenti più fragili della nostra società». Senza nascondere che proprio i più deboli pagano il prezzo di una «cultura dell’indifferenza e del consumismo edonistico».
Il capo dello Stato parla della gente, dei problemi dei troppi italiani in difficoltà, delle fasce più deboli, i giovani e le donne, gli anziani e i disabili e riapre, dunque, i capitoli delicati e «pesanti» dell’evasione e del Mezzogiorno.
Quella cifra di oltre 122 miliardi sottratti al fisco, contenuta in un recente studio di Confindustria, pesa come un macigno sulla via della ripresa. E Mattarella lo denuncia senza mezzi termini. «Inaccettabile». Una valutazione economica ma anche etico-politica. Tanto che lo stesso presidente torna a distanza di ventiquattr’ore a battere sui temi, connessi, della legalità e della solidarietà. Lo fa in un messaggio a Papa Francesco: «Ci vuole l’impegno delle istituzioni italiane per corrispondere con garanzie solide alle legittime aspettative delle componenti più fragili della nostra società».
Un j’accuse, quello del capo dello Stato sull’evasione, più politico che istituzionale e di prammatica. E non a caso se Matteo Renzi si è affrettato (e non poteva essere diversamente) a benedire il primo discorso del presidente, Palazzo Chigi, non casualmente, fa filtrare informalmente un dettagliato menu sui risultati e le misure del governo Renzi in materia di lotta all’evasione: dal «reverse charge» allo «split payment» per l’Iva, dal 730 precompilato – che ha consentito di avvisare per tempo 500mila contribuenti distratti, che non hanno presentato la dichiarazione o hanno fatto degli errori – alla «voluntary disclosure», la procedura per fare rientrare i capitali illecitamente detenuti all’estero, che ha portato un incasso di oltre 4 miliardi, sopra le iniziali previsioni del governo.
TRA LE MOSSE anti-evasione per il 2016 il governo punta poi sul canone Rai (non pagato da circa il 30 per cento dei contribuenti), che si pagherà con la bolletta elettrica e che potrebbe portare almeno mezzo miliardo di incasso in più. Il 2015, però, potrebbe non riuscire a superare il risultato record messo a segno dall’agenzia delle Entrate nel 2014, quando sono tornati in cassa 14,2 miliardi, anche se alcune operazioni delle ultime settimane, come lo storico accordo con la Apple – 318 milioni pagati per sanare la sua posizione – potrebbero far replicare il successo. Sulla rampa di lancio, per di più, ci sarebbero anche nuovi accordi con altri big di internet, come la stessa Google.
Il Resto del Carlino