Roma. Mezza Italia boccia il Salva-banche In picchiata la fiducia negli istituti

Renzi BoschiNONOSTANTE la buona performance comunicativa nell’Aula parlamentare, il ‘caso Etruria’ lascia tracce non trascurabili sull’immagine dei suoi protagonisti: il ministro Maria Elena Boschi ha convinto la maggioranza dei deputati ma non degli italiani.
Per il 52% la vicenda è stata gestita in modo inadeguato, mentre sulle ipotizzate dimissioni della titolare del dicastero delle Riforme prevalgono leggermente i pareri favorevoli (48%) sui contrari (40%).
È vero, la percentuale dei favorevoli scende al 20% tra i sostenitori del partito democratico, ma è innegabile che la regìa dell’intera operazione non abbia funzionato a dovere, generando malumori non solo tra gli oppositori del governo.

LARGA PARTE del campione intervistato da IPR addebita direttamente al presidente del Consiglio una buona parte delle responsabilità: il 53% ritiene che la sua preoccupazione, con il decreto ‘salva banche’, sia stata principalmente quella di tutelare gli istituti in difficoltà piuttosto che i risparmiatori traditi. E il provvedimento approvato dal consiglio dei ministri, infatti, non è piaciuto al 50% degli intervistati. Va detto anche che il governo ha dovuto camminare su di un terreno scivoloso come pochi altri.
La vicenda Etruria condensava una serie di temi proibiti nell’immaginario degli italiani: quelli degli istituti di credito, del familismo, della fiducia tradita dei risparmiatori, della sospetta opacità tra politica e finanza.
Da diversi anni, ormai, qualsiasi discussione che interessi le banche genera nei cittadini, in modo quasi automatico, risentimenti e sospetti. Non a caso, la crisi di questi giorni, pur interessando solo una porzione infinitesimale del sistema, trascina in basso la considerazione del mondo finanziario nel suo complesso.
La fiducia negli istituti di credito crolla al 20%, praticamente dimezzandosi rispetto a un mese fa quando si attestava su un livello – già non particolarmente lusinghiero – del 37%. Praticamente gli italiani esprimono oggi una forma di malessere verso il proprio istituto, indipendentemente dal fatto che sia stato coinvolto o meno nel salvataggio: teme per la sorte dei propri risparmi e, in un caso su due, lamenta il rapporto con la banca come un obbligo, giustificato solo dall’impossibilità pratica di vivere senza un conto corrente.
Insomma, le banche sono percepite come qualcosa di irrimediabilmente pericoloso e ostile, ma con cui è inevitabile dover fare i conti. Per questo, ci si attende dal legislatore una maggiore tutela e protezione: un’attenzione particolare, insomma, che in questo caso non c’è stata. Come si è visto, lo spettro di un conflitto di interessi e la percezione di una gestione contraddittoria della partita, a scapito dei risparmiatori, ha colpito inevitabilmente il presidente del Consiglio e il membro di governo più esposto, il ministro Boschi. C’è da chiedersi, a questo punto, quale grado di danno abbia prodotto il ‘caso Etruria’ e se abbia compromesso in modo strutturale il rapporto di fiducia tra una parte dell’elettorato e il governo. I dati, al momento, e salvo ulteriori sviluppi della vicenda, sembrerebbero escluderlo.

È DA SOTTOLINEARE però che la reazione dell’opinione pubblica avviene su tempi più lunghi rispetto a quando si svolgono i fatti, qualsiasi vicenda dev’essere metabolizzata collettivamente e solo in seguito si possono registrare cambiamenti nelle preferenze di voto o di giudizi sul governo rispetto all’accaduto. Questo per dire che è ancora presto per poter valutare il peso politico della ricaduta del ‘caso Etruria’. Al momento si registra una estremizzazione delle proprie opinioni: chi prima delle polemiche di questi giorni si dichiarava distante dall’esecutivo ha acquisito un argomento in più per osteggiarlo; chi lo sosteneva, ha accusato il colpo e si augura che la vicenda si concluda al più presto.
Insomma, il ‘salva banche’ è una brutta pagina la cui ricaduta politica è ancora imponderabile visto che la vicenda è ancora in piena evoluzione, passando, probabilmente, dalla sfera politica a quella giudiziaria.
* direttore IPR Marketing

La Stampa