COME di consueto, a fine anno si infittiscono le voci (e la preoccupazione) sui possibili aumenti dei prezzi in vista del nuovo anno.
Il governo, ovviamente, la pensa in modo opposto: proprio ieri il premier ha ricordato il taglio delle tasse sulla prima casa e sugli immobili rurali varati con la legge di stabilità. Tesi subito stoppata da Unimpresa, secondo cui la pressione fiscale nel Paese resterà sopra il 43% almeno fino al 2018. Ieri, poi, è stata la volta del Codacons che ha parlato di una stangata in arrivo per le famiglie da 551 euro, con tanto di aumenti per prezzi e tariffe.
La colpa è anche dell’inflazione: tornerebbe a far capolino con un +1% che obbligherebbe le famiglie a sborsare 298 euro in più per la crescita dei prezzi al dettaglio e 189 per la sola spesa alimentare. L’associazione guidata da Carlo Rienzi, il Codacons, pur riconoscendo la flessione del prezzo dei carburanti e del canone Rai, prevede un incremento dei prezzi per la ristorazione (26%), delle tariffe per la raccolta rifiuti e dei servizi idrici (137 euro a famiglia su base annua).
A pesare sul portafogli saranno anche i trasporti in generale – treni, aerei, taxi, mezzi pubblici, traghetti e quant’altro – per un ammontare di 44 euro. Soldi che andranno a sommarsi ai 27 euro che mediamente si dovranno sborsare al casello autostradale.
SEGNO più anche per i servizi bancari: si dovranno pagare 18 euro in più rispetto al 2015 e 9 in più per quelli postali. Altro capitolo suscettibile di aumenti, spiega il Codacons, dovrebbe essere quello dell’energia: colpa del nuovo sistema tariffario varato dall’Autorità che prevedibilmente varerà rincari per buona parte degli italiani.
Tra le voci rincuoranti, l’eliminazione della Tasi sulla prima casa, con un risparmio di 194 euro a famiglia; il canone Rai, balzello tra i più odiati dagli italiani, che passerà da 113,5 a 100 euro, e l’assicurazione Rc Auto, che dovrebbe scendere di 12 euro. In questo capitolo, opportunamente viene inserito anche il ribasso dei carburanti, con una ipotesi di 68 euro di minore spesa per un pieno rispetto al 2015. A condizione però che vengano rispettate le previsioni degli analisti sull’andamento dell’oro nero e che l’esecutivo – aggiunge il Codacons – non decida di introdurre nuove tasse sulla benzina.
Parlando di prezzi non è possibile, tuttavia, dimenticare quello che è stato definito da molti analisti l’«effetto Bataclan». Le stragi dell’Isis hanno inevitabilmente ridotto di molto la voglia degli italiani di trascorrere tempo fuori casa, con effetti negativi evidenti su hotel e ristoranti. Una situazione che a novembre scorso ha fatto scendere dello 0,4% i prezzi (con l’eccezione dei prodotti alimentari) rispetto a ottobre, consentendo solo un risicatissimo +0,1% rispetto a novembre 2014 e allargando così un’area di deflazione che ha interessato ben undici grandi città italiane (un mese prima erano sette), tutte costrette ad abbassare i prezzi.
Tornando al costo dei carburanti, voce ancora importante nel bilancio di molte famiglie, è bene ricordare – come ha fatto la Cgia di Mestre solo pochi giorni fa – come al momento il costo del petrolio sia il più basso dal dicembre 2008. Fatto però che non si traduce in un esborso minore per i costi alla pompa, visto che il pieno di benzina pesa sulle tasche degli automobilisti italiani circa il 30% in più. Tutta colpa della componente fiscale, aumentata del 32%: infatti, nel 2008 un litro di benzina costava mediamente 1,115 euro al litro e oggi, nonostante la gelata del prezzo del petrolio, sta intorno ai 1,451 euro al litro.
La Stampa