Roma. Renzi: benedetta riforma elettorale Scoppia la rivolta della sinistra Pd

renzi 4SE LA SPAGNA rischia di diventare ingovernabile come l’Italia della prima Repubblica, l’Italia si chiede come evitare di diventare come la Spagna. Ma le ricette divergono.
In principio fu il tweet a caldo di Maria Elena Boschi («Mai come stasera è chiaro quanto sia utile e giusta la nostra legge elettorale».). E ieri Matteo Renzi ha sottolineato il concetto. «È la Spagna di oggi – ha scritto nella Enews – ma sembra l’Italia di ieri. Di ieri perché ora abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero: ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. Stabilità, buon senso, certezze. Punto. L’Europa si renderà conto che una miope politica di rigore e austerità non ci porta da nessuna parte. Il voto in Spagna è un voto contro l’austerity» Che, secondo il premier, favorisce i populismi. Ma l’elogio dell’Italicum è troppo per tanti, dalla minoranza Pd a Sel, dalla Lega a Forza Italia. Che colgono la palla al balzo. Tra i primi a rispondere per le rime è l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, in un’intervista all’Huffington Post. «Sono radicalmente in disaccordo con Matteo Renzi. Dire che dopo la Spagna va bene l’Italicum significa dare una lettura profondamente sbagliata di quel che è accaduto in Spagna». «In una società moderna, la governabilità – aggiunge – non può essere una camicia di forza. Ma non penso che si possa blindare in modo ortopedico l’opinione della gente». «Io – conclude – continuo a essere per il doppio turno di collegio. E dico: occhio che misure ortopediche ci predispongono a qualche tsunami».

PURE LA LEGA è molto critica. «Attenzione caro Renzi – dice il senatore Roberto Calderoli – a non confondere la governabilità con la rappresentatività, che è il pilastro della democrazia. Rischiamo che un partito che magari raccoglie solo un quarto dei consensi dell’elettorato, vincendo poi il ballottaggio, si ritrovi poi ad avere una granitica maggioranza parlamentare. Di leggi che regalavano la maggioranza di seggi anche a chi non ha vinto ne ricordiamo già un’altra, nel Ventennio».

E ANCHE Pippo Civati paragona l’Italicum alla legge Acerbo del 1923, perché, spiega, «chi prende poco più del 20% rischia di prendere il 55% dei seggi in Parlamento». «Benedetto l’Italicum? Santa ignoranza! Mi auguro che prima o poi – osserva da parte sua la senatrice Anna Maria Bernini di Forza Italia – qualche anima pia costringa Renzi alla lettura di una simulazione su cosa accadrebbe con l’Italicum in presenza di un voto simile a quello spagnolo. Le conseguenze sarebbero inquietanti». «Evidentemente dalle parti di Palazzo Chigi – osserva il coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni – è importante e giusta una legge elettorale che serve a vincere anche quando non ci sono i voti. Noi invece pensiamo che vada rigenerata la democrazia». Ma Matteo Renzi non vuole cambiare rotta. La risposta è affidata al vicesegretario Lorenzo Guerini. «L’Italicum non è in discussione. È un punto di equilibrio tra rappresentanza e governabilità, dà un vincitore certo la sera delle elezioni». Avanti così.

Il Corriere della Sera