Roma. Renzi blinda De Luca: «Governi» Pioggia di milioni per la Campania

renzi 4IL PREMIER Matteo Renzi si schiera al fianco del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, con le parole e pure con le opere. Renzi sgombra via, dunque, tutte le ricostruzioni che lo volevano, addirittura, sul punto di scaricare De Luca, indagato dalla Procura di Roma, e anche di chi lo ritraeva ‘pentito’ di averlo candidato. C’è solo un ‘ma’ che suona un po’ sinistro, nelle parole di Renzi. La prima frase, pronunciata in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri che il governo ha tenuto a palazzo Chigi, è rotonda: «La magistratura faccia il suo corso, abbiamo piena fiducia nel lavoro dei giudici, ma il presidente della regione Campania ha il diritto e il dovere di governare quella terra».
Parole ben più nette delle dichiarazioni ufficiose quanto anonime, uscite in questi giorni dal Nazareno, con un corredo, se possibile, ancora più corposo: «Il mandato dato a De Luca dai cittadini è pieno e di conseguenza ha delle grandi sfide davanti a sé. Se c’è una persona che può fare della Terra dei Fuochi una grande sfida quello è lui».

NON a caso, il governo ha stanziato, proprio ieri, una cifra assai corposa per la Campania: 50 milioni per bonificare del tutto l’area di Bagnoli nei prossimi 24 mesi, e 150 milioni per la Terra dei Fuochi che, se aggiunti ad altrettanti nel 2016 e 2017 diventano ben 450, in totale, per l’eliminazione definitiva delle eco-balle. Insomma, una pioggia di soldi, non solo di parole.

SOLO un inciso stona, nelle parole di Renzi: quella sottolineatura «già in altre circostanze ho detto ‘governi, se è capace’, che confermo qui ora». Il paragone è con la vicenda Marino e subito torna alla memoria il fastidio e l’irritazione con cui Renzi ripeteva la frase all’indirizzo del sindaco di Roma, di cui poi il premier ha chiesto e ottenuto la testa, dal suo partito e dai consiglieri capitolini Pd, sia pur riottosi.
Ecco perché non tutto è oro quello che luccica, nelle parole di Renzi. «Se» De Luca finisse davvero rinviato a giudizio, per dire, tutto il quadro cambierebbe. E allora sì che Renzi lo mollerebbe. Per ora, ovviamente, De Luca incassa giulivo e ringrazia Renzi, dice di sentirsi «come un monaco buddista», poi lancia i soliti messaggi minacciosi («Qualcuno vuole fermare il rinnovamento»).

PROSEGUE, però, dentro il Pd campano l’opera di ‘deluchizzazione’. La segretaria regionale, Assunta Tartaglione, ha deciso di azzerare la segreteria (di cui era un uomo chiave l’ex braccio destro del governatore, Nello Mastursi, al centro dell’indagine) e anticipato a domenica mattina la riunione con tutti i parlamentari, consiglieri regionali ed eurodeputati dem campani, in vista della seduta del consiglio regionale di lunedì, dove De Luca parlerà. Ma se per presentare una mozione di sfiducia, come annunciato dai grillini, le nove firme dei consiglieri M5S non bastano (ne servono altre quattro) e De Luca non corre pericoli, il rapporto tra il partito e il governatore è assai logorato e alcuni pezzi del Pd locale a lui da sempre ostili (Giovani Turchi, bassoliniani, franceschiniani, eccetera) alzeranno la voce, forse fino a chiedere un rimpasto in Regione. Anche la sinistra interna nazionale batte un colpo e direttamente con Pier Luigi Bersani: «C’è stato comunque un errore iniziale molto grande: o cambi la Severino o cambi il codice etico del Pd».

Resto del Carlino