L’ECONOMIA cresce, il Pil ha il segno più. La disoccupazione scende e ora è arrivato pure il
Jobs Act. Le riforme istituzionali sono a un passo dal traguardo e l’Italicum è già legge. Nel 2015 sono state varate così tante leggi, e attese da così tanto tempo, che si fa quasi fatica a contarle (da citare, almeno, calo delle tasse, bonus Irpef, riforma della Pa, Buona Scuola, etc.). Non abbiamo dimenticato il Sud, ovvio. E sul piano internazionale siamo tornati protagonisti.
L’ultima E-news del premier-segretario del Pd è un lungo (ben15 punti) e puntiglioso elenco degli straordinari risultati ottenuti dal governo Renzi durante il 2015. «Leggi attese da molto tempo e spesso passate sotto silenzio», così le descrive il premier. A volerlo prendere per buono, l’elenco di Natale suscita più curiosità su cosa (ancora?!) il governo potrebbe-dovrebbe fare che (facili) ironie.
E così, se solo tra le righe dei quindici punti della E-news, si capisce quali sono i punti ancora dolenti e le riforme ancora non realizzate o ferme al palo («Siamo ancora in pista per i diritti civili, i decreti legislativi di attuazione della riforma della Pa, le misure di sostegno al credito»), il bilancio 2015 del premier è all’insegna, più che dell’ottimismo della volontà, di una visione zuccherosa della realtà, da Mary Poppins in politica.
DEL RESTO, la premessa di Renzi è che «vogliamo talmente bene all’Italia da provare a cambiarla». Poi, via con l’elenco. Si parte con l’economia: l’Italia aveva il segno meno, un anno fa, ora ha il segno più (+0,8%), anche se qui Renzi ammette che non sarà il previsto +0,9%. Il Jobs Act è legge e la disoccuazione è scesa dal 13,2% all’11,5% («ancora alta», ammette). L’abbattimento dell’Irap e il bonus di 80 euro sonocosa fatta e confermata mati. Soprattutto, è arrivata come pacco dono l’eliminazione della tassa sulla prima casa. Morale: «l’economia torna su, le tasse vanno giù» (ma per molti istituti la pressione fiscale sale).
«LA FLESSIBILITÀ – prosegue Renzi – oggi fa parte delle regole europee e vale un punto di Pil». Ma la Ue ce ne concederà ancora altra, per noi vitale? Qui Renzi si giocherà presto, con la Merkel (ahilui), la partita decisiva in un braccio di ferro dall’esito incerto.
L’Italicum è legge dello Stato e la riforma costituzionale, che era alla prima lettura, è «a un passo dal traguardo» (mancano le ultime due letture). Poi, però, un referendum dirà se piace agli italiani e Renzi a quella battaglia si prepara. La riforma della Pa e quella della Scuola sono realtà (quest’ultima molto criticata, però). La mole dei procedimenti giudiziari è stata snellita, ci sono più soldi per la cultura, l’Expo è stato un successo e, infine, « il Sud non è stato abbandonato», e via autolodando.
Infine, l’Italia «è tornata protagonista sulla scena internazionale». Ora, per assurgere nell’empireo degli statisti mondiali, manca solo che il nostro premier vinca due sfide: con la Merkel sulla flessibilità e quella elettorale con gli italiani. Il resto è già (quasi) Storia.
Resto del Carlino