Roma. Renzi furioso con la sinistra. E su Roma tira dritto: via il sindaco

renziMARINO che se ne deve andare. E poi la manovra che non si deve toccare perché è pensata «per la maggioranza degli italiani» e non «per la minoranza del Pd».
Da Cuba, tappa finale del viaggio in Sud America, Renzi scalda i muscoli per riprendere in mano partito e governo scossi dalla guerriglia della sinistra democratica e dalla mina del sindaco di Roma, che ora va e ora non vuole andare.
Sul «caso Marino», che si è incartato di nuovo, il premier sperava di poter tornare in Italia con la soluzione in mano. E invece no.
Così non gli resta che confermare la fiducia a Orfini: nessun incontro con Marino e «totale sostegno» al presidente del partito. «La posizione del Pd è autorevolmente espressa da lui». Un modo, forse, per tranquillizzare le voci di chi già dava Orfini in bilico anche sul fronte della presidenza del partito.
Ma non è solo Roma la spina nel fianco del premier. L’aria caraibica, che Renzi ha respirato a pieni polmoni facendo jogging sul lungomare dell’Avana, ha evidentemente ritemprato il premier sul fronte della minoranza Pd. La legge di Stabilità «deve parlare alla maggioranza degli italiani, non alla minoranza del partito». Renzi insiste: è una manovra «di sinistra perché è molto più di sinistra raddoppiare i fondi per famiglie, povertà e sociale, anziché fare una discussione incomprensibile sulle tasse sulla prima casa o sui limiti al contante».
Stoccata precisa, con un’aggiunta: «Abbiamo raddoppiato rispetto al governo Letta e triplicato rispetto al governo Monti i fondi per la povertà, che mi sembra più di sinistra anziché passare le giornate a parlare di presunti torti all’ideologia egualitaria. Per me è più di sinistra mettere dei soldi sull’Ilva anziché lamentarsi per il sud». Infine, un avvertimento che suona come l’ennesimo ultimatum agli oppositori interni: «Con la minoranza del partito avremo un incontro molto sincero e franco martedì sera». Giornata nella quale dovrà sicuramente essere risolto anche il caso Marino
[QN11EVIBLU] e il caso Roma. Prima delle elezioni amministrative, in caso di dimissioni io caduta di Marino, bisognerà attraversare il terreno della gestione commissariale che dovrà – almeno nelle intenzioni – far dimenticare ai romani l’era Marino e i suoi guai. Si dice che di certo nella squadra collaboratori del premier c’è chi avrebbe individuato un criterio valido per la scelta del candidato del centrosinistra per il dopo crisi-Marino. Vale a dire: che sia uno/una che venga dal governo, un ministro, meglio una ministra.

Resto del Carlino