Roma. Renzi medita di scaricare De Luca

renziNEL PD nazionale l’imbarazzo e la preoccupazione continuano a regnare sovrani sul caso De Luca. Ma Matteo Renzi ha scelto una strategia precisa: il ‘sopire, troncare’ di manzoniana memoria. Sulla vicenda dal presidente del Consiglio non arriva una sillaba, in pubblico: l’inviato de La7 gli chiede di De Luca. E lui, stizzito, risponde «E me lo chiedete qui a Malta? Mi fate qui queste domande?!».
La tattica di palazzo Chigi è che «il caso si sgonfierà presto, meglio aspettare», anche perché – dicono invece da largo del Nazareno – la procura di Roma ha di fatto finito le indagini, a breve sapremo». Se invece le accuse dovessero essere confermate, il premier già furibondo per la nuova figuraccia del Pd che distrae il Paese dal buon esito delle riforme, a quel punto sarebbe pronto a scaricare De Luca. Nel partito, intanto, iniziano a levarsi voci diverse. Un comunicato della segretaria regionale campana, Assunta Tartaglione, concordato fin nelle virgole con il vicesegretario nazionale, Lorenzo Guerini, è durissimo: «La vicenda giudiziaria richiede la massima trasparenza, le ipotesi di reato sono gravi e inquietanti, ma aspettiamo di conoscere maggiori elementi».

SE NE deduce che Guerini ha già ‘scaricato’ De Luca mentre, a palazzo Chigi, solo il sottosegretario di Renzi, Luca Lotti, che ne caldeggiò la candidatura, lo difende a oltranza? Solo in parte. Guerini parla, in via riservata, di «tentativi di mettere zizzania», ma, ai tempi, cercò di evitare in ogni modo le primarie, poi appoggiò la candidatura di Antonio Cozzolino, sponsorizzata dai Giovani Turchi, e cercò di limitare le troppe candidature ‘sospette’ che l’ex braccio destro di De Luca, Mastursi, avanzava. Il rischio caos, nel Pd campano, resta alle porte. Ieri una prima riunione dei parlamentari campani si è tenuta alla Camera, lunedì ce ne sarà un’altra a Napoli, allargata ai consiglieri regionali. Sul tavolo, anche l’altra patata bollente: le comunali nel capoluogo campano.

I GIOVANI quarantenni del partito (in testa a tutti Leonardo Impegno) vorrebbero una candidatura «giovane, fresca, nuova, autorevole» per contrapporsi, in modo unitario o via primarie, a Bassolino. Tornando a De Luca, avanza lo scaricabile. Il ministro alla Giustizia, Andrea Orlando, di mattina è molto netto: «In Campania avrei sostenuto un altro candidato (Cozzolino, appunto, ndr.) ma De Luca ha vinto le primarie». Poi, in serata, Orlando corregge il rito («Le mie parole su De Luca erano un semplice dato di fatto»). Orfini, presidente del Pd, si inalbera con chi fa paragoni col caso Marino, ma aggiunge: la vicenda «ha dai tratti ancora oscuri». Insomma, volano gli stracci. La minoranza dem ritrova la voce perduta e morde: per Gianni Cuperlo, ad esempio, «tra il caso Marino e quello De Luca sono stati usati due pesi e due misure». De Luca, intanto, da Napoli mastica amaro su tutta la distanza (e il gelo) con Roma: «Non ho sentito Renzi», ammette, «né mi aspetto nulla», per poi tirare fuori il petto («Io sono la Campania…»). Infine scarica, inevitabilmente, il suo ex vice, Mastursi («Non è Churchill, ha sbagliato lui, infatti ora non c’è più»), e promette «olio bollente» agli avversari. Lunedì dovrà affrontare quello del consiglio regionale, dove già fioccano le mozioni di sfiducia, e dovrà dare conto dell’inchiesta.

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